“Troverete ristoro per le vostre anime” (Mt 11,29) – “εὑρήσετε ἀνάπαυσιν ταῖς ψυχαῖς”

“Troverete ristoro per le vostre anime” (Mt 11,29)

“εὑρήσετε ἀνάπαυσιν ταῖς ψυχαῖς”

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Queste parole di Gesù l’evangelista Matteo le contestualizza nel breve momento del discorso che Gesù rivolge ai piccoli, a quanti si affidano integralmente, senza concettualizzazioni e pregiudizi, a Dio. E in questa prospettiva di abbandono a Dio, Gesù evoca se stesso come riferimento e termine di questo abbandono, essendo egli stesso la soluzione alla fatica e all’oppressione. L’esortazione che Gesù pone è dunque quella del “Venite a me, voi tutti… perché troverete ristoro”. Questa conclusione si raggiunge, tuttavia, mediante un transito esistenziale, caratterizzato da un carico “dolce e leggero” da portare, ossia lo stesso carico di Gesù. Qui il termine “giogo” non è pensabile secondo la metafora della croce – non essendo questa niente affatto dolce e leggera – bensì piuttosto in un modo più immediato secondo l’amore stesso di Gesù: amando lui, amando gli altri come li ama lui, amando se stessi come lui ci ama, l’esistenza diviene dolce e il carico “leggero”. Vi è tuttavia un termine, nelle parole di Gesù, che qui vogliamo sottolineare ed al contempo analizzare con un maggiore dettaglio: questo termine è “ristoro”.

In greco, questo termine è reso con “anapausis”, che significa letteralmente: “cessazione da un lavoro, sollievo, riposo”. Si tratta cioè di una condizione, di uno stato esistenziale che produce soddisfazione rispetto ad un precedente contesto di sollecitudine e di angoscia. Persino al demonio questo termine viene applicato da Matteo, quando dice che egli “va in luoghi aridi, cercando ristoro” (12,43). Ovviamente il “ristoro” che Gesù evoca non ha nulla a che vedere con quello diabolico, essendo quest’ultimo una condizione generata da ragioni esistenziali opposte a quelle evocate da Gesù. E tuttavia il termine “ristoro” esprime proprio, nella forma greca, il passaggio dall’inquietudine all’armonia, dalla stanchezza alla pace. Nelle parole di Gesù esso denota una forma di “respiro” dinanzi all’asfissia dell’oppressione e della stanchezza, un “respiro” che è un conforto spirituale, come quello, ad esempio, che san Paolo evoca a Filemone: “Il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua” (Fil 7). Gesù assume dunque su di sé la sorgente di ogni possibile ristoro, mediante la pedagogia di quel giogo, il suo, che è mite ed umile, e che se l’uomo accoglie ed imita viene a riceverne l’ineffabile beneficio del suo, divino ristoro. Amen

 

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