“Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” – Il verbo greco “epighinóskó” (conoscere)

“Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” – Il verbo greco “epighinóskó” (conoscere)

Nessuna descrizione della foto disponibile.

In se stesso, questo versetto del Vangelo di Matteo – che tutti conosciamo – ha un sottofondo di mistero teologico, se non viene analizzato nella sua forma letteraria, servendosi come possibile anche del testo greco. Quando Gesù dice, ad esempio, che “nessuno conosce il Figlio, se non il Padre” (greco: “οὐδεὶς ἐπιγινώσκει τὸν υἱὸν εἰ μὴ ὁ Πατήρ), la questione sembra complessa da intendere, poiché non si intuisce subito, a livello di traduzione italiana, cosa intenda Gesù, qui, con “conoscenza”. Anche sua Madre, ad esempio – alla quale molto l’Angelo ha rivelato del Figlio all’annunciazione, e molto ancora le ha rivelato Gesù stesso al tempo della vita nascosta – ebbene, anche lei ha avuto certamente una “conoscenza” del Figlio. E non soltanto una conoscenza secondo l’ordine naturale, come ogni madre possiede di suo figlio, ma molto più teologicamente approfondita, essendo la Sapienza stessa venuta a dimorare in lei. E il padre putativo di Gesù, cioè Giuseppe, anch’egli possedette una conoscenza del Figlio che, se non comparabile a quella di Maria, “ricolma del favore divino” (Lc 1,28), trascendeva certamente la limitazione puramente “umana” della sua conoscenza, anche alla luce delle molte locuzioni angeliche da lui ricevute. E dunque: come giustificare queste parole di Gesù che solo il Padre conosce il Figlio? Rispondere “solo il Padre lo conosce in modo perfetto”, pur giusto teologicamente, è una risposta a buon mercato. Infatti, sullo stesso piano si può dire che “solo il Padre ama il Figlio”, e via dicendo. Piuttosto, dobbiamo analizzare quelle parole di Gesù, sul fatto che “nessuno conosce il Figlio se non il Padre”, da un punto di vista fenomenologico della conoscenza, aiutandoci con il vocabolario del testo greco di Matteo. Qui, infatti, “conoscere” evade dal tipo di conoscenza intrinseca alla cultura ebraica – nella quale lo stesso Matteo Evangelista si è formato – ma interpella un tipo di fenomeno più simile alla realtà ellenistica, sebbene nemmeno a questa sia perfettamente adeguabile. In greco, qui, il testo usa, per “conoscere”, il verbo “epiginóskó”, che è un verbo composto. Da un lato, infatti, vi è la preposizione “epí” – che significa “su, sopra, alla base di, ecc.” –  dall’altro il verbo “ghinṓskō” – che è uno dei modi greci per dire “conoscere”, qui inteso nel senso di una conoscenza derivata dall’esperienza intima e relazionale con la realtà conosciuta. Nel suo “complesso”, il verbo “epighinóskó“, dà quindi l’idea, qui, di una conoscenza di natura intellettuale e soggettiva dell’altro, da un punto di vista della sua stessa realtà ontologica, della quale si ha una intima esperienza. Qui l’ordine della comprensione è quello del Figlio di Dio, cioè della seconda persona della Trinità, che il Padre conosce in un modo unico ed irripetibile, essendo egli stesso colui che eternamente lo genera. In tal senso, nessuno “conosce il Figlio, se non il Padre”, poiché nessuno possiede una intimità di relazione con il Figlio come la possiede il Padre stesso. All’inverso polo, ossia quando Gesù dice che “nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale lo voglia rivelare”, il discorso non muta da un punto di vista del verbo “conoscere” (qui riferito al Padre), essendo identico il verbo greco per dire questa conoscenza, ossia ancora “epiginóskó”. Piuttosto, ciò che muta, è l’intendimento del Figlio in quanto rivelazione del Padre, mediante l’uso del verbo “apokaluptó”, che appunto significa “togliere il velo, svelare”. Quel Figlio che solo il Padre, nell’ontologia filiale divina, può dire di “conoscere”, è dunque il medesimo e unico Soggetto capace di “rivelare” – a motivo della sua esclusiva conoscenza di lui – chi davvero il Padre sia. Amen

Edizioni e Libreria Cattolica La Casa di Miriam

Piazza del Monastero 3 – 10146 – Torino

 

Pubblicato da lacasadimiriam

La Casa di Miriam è un centro editoriale cattolico ed un cenacolo di preghiera operativo 24h