Un’ora di meditazione sulla mia dolorosa Passione

“Un’ora di meditazione sulla mia dolorosa Passione ha un merito maggiore di un anno intero di flagellazioni a sangue”

(S. Faustina, Diario)

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Queste parole che Gesù volge alla sua diletta Faustina, ci fanno molto pensare. La sproporzione, infatti, tra i due elementi evocati (cioè da un lato la meditazione della passione di Gesù, dall’altro l’autosupplizio di una flagellazione per un anno) sembra piuttosto considerevole. E anche il tempo di un’ora soltanto (quello dedicato alla meditazione spirituale), sembra inconsistente dinanzi a quell’anno di flagellazione. E tuttavia Gesù la pensa diversamente da ciò che a noi appare. Attenzione: non ha detto che un anno di flagellazione a sangue sia inutile o che non valga a niente. Ha detto che tuttavia un’ora sola di spirituale meditazione della sua passione ha più valore, ai suoi occhi, di quella.

Certo quella flagellazione ivi evocata può anche non essere compiuta in riferimento alla passione di Gesù, ma anche se lo fosse, se cioè fosse una penitenza ad essa offerta, da queste parole essa risulta meno efficace di un’ora di meditazione della passione, compiuta unicamente mediante lo spirito.

Gesù ci sorprende sempre, e il più delle volte è la nostra superbia, il nostro così umano modo di pensare le cose – sino a pensare che necessariamente anche Gesù la pensi come noi – ad essere sorpreso. Una sorpresa che è anche una umiliazione, nel senso di una riduzione all’umiltà, non solo della nostra fede in Gesù, ma anche del modo di manifestarla e della stessa autoconsapevolezza di noi in quanto credenti. Ossia: spesso pensiamo di avere chissà quali meriti davanti a Gesù, avendo compiuto chissà quali gesta penitenziali, mentre in realtà la via più semplice ed efficace ai suoi occhi era un’altra, alla quale non abbiamo aderito.

E così scopriamo che, alla fine dei conti, un’ora di intensa meditazione della passione di Gesù non è affatto una pratica così semplice e rituale come pensiamo. Se lo fosse, non avrebbe tanto merito agli occhi di Gesù.

Ciò potrebbe spronarci ad intraprendere un cammino di investimento in questa direzione: meditare spesso la passione di Gesù, anche nelle nostre case, con il proposito che il nostro spirito sia intensamente coinvolto in ciò che viene meditato. E ciò che viene meditato, a sua volta, non deve necessariamente essere la lettura (che talvolta è amorfa in noi) dei passi evangelici in cui la passione di Gesù viene evocata. Quest’ultima la si può meditare anche accompagnando lo Spirito nelle intuizioni interiori che ci dona, guidandoci ad esempio ad una meditazione vocale (cioè a voce alta), nella quale pensiamo alle tappe della passione di Gesù e al contempo offriamo le nostre intenzioni in ognuna di esse.

I modi sono molteplici per comprendere quanto infinito sia l’amore di Gesù per ognuno di noi. Il fattore differenziale, pensiamo, è sempre quello della nostra volontà di amarlo anche noi.

Amen

 

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