“Va’ dietro a me, Satana!” (Mt 16,23) – Ὕπαγε ὀπίσω μου Σατανᾶ” – Meditazione serale alla Casa di Miriam dell’8 agosto 2024***:
Queste parole imperative di Gesù – e solo i presenti possono avere avuto un’idea della voce imperante di Gesù nel proferirle – vengono proposte dal Vangelo di Matteo, letto nella Messa di oggi, sebbene con molta sintesi letteraria Matteo proceda nell’unione dell’evento dell’elogio di Pietro a Cesarea di Filippo (“Beato te, Simone di Giona…) a questo veemente rimprovero al medesimo Pietro: “Va’ dietro a me, Satana!”. In verità, è facile supporre che i due momenti non si siano susseguiti così immediatamente come l’Evangelista Matteo li propone. Del tempo, fosse pure uno scampolo, è certamente passato dal cambio di registro verbale di Gesù nei riguardi di Pietro. Questo “tempo” è quello in cui anche a noi, oggi, può succedere di passare da una condizione di piena compiacenza di Gesù a un’altra nella quale meritiamo il suo severo rimprovero. È quel tempo nel quale Satana – che trascende il nostro tempo umano – si inserisce in noi, si pone in mezzo, ostacolando il buon esito di una nostra precedente buona opera o disposizione spirituale. Non con molta frequenza, tuttavia, gli omileti enfatizzano che le parole “Va’ dietro a me, Satana!”, Gesù le rivolge a Satana stesso, più che non a Pietro. Letteralmente, infatti, Gesù sta ordinando a Satana di retrocedere, di ritirarsi dietro l’autorità intima della sua persona. Questo perché con la sua presenza Satana costituisce per Gesù uno “scandalo” (Greco: σκάνδαλον, cioè causa di errore, pietra d’inciampo), insinuandosi negli uomini (in questo caso in Pietro) e ragionando al modo umano. Pietro non è quindi l’immediato destinatario del rimprovero di Gesù, sebbene egli non possa del tutto sentirsene esentato. Nulla può Satana, nell’anima umana – e così in quella di Pietro – se un varco possibilista non gli viene aperto: con una melensa preoccupazione per Gesù, Pietro sta in realtà peccando di superbia nei suoi riguardi, volendo imporre delle ragioni umane alla volontà di Dio, che infinitamente le trascende. E qui che Pietro viene – per il tempo di una circostanza storica – “posseduto” da Satana, tanto da meritare una così forte reprimenda di Gesù. Questo fenomeno può accadere anche a noi, quotidianamente, anche quando pensiamo di essere avanti con la fede cristiana. Se l’umiltà cede, la superbia prende il sopravvento e Satana – sempre pronto a dar fastidio – diviene egemone in noi, fosse pure per il tempo di un minuto. In quel minuto possiamo divenire nemici di Cristo, nel peggiore dei peccati, quello che più lo “scandalizza”, cioè la superbia. E superbo è anche chi pensa che a lui o a un suo amico o parente certe cose non possano mai capitare. Rivestiamoci di umiltà, non pensiamo mai di essere qualcuno. Viviamo sotto l’autorità di Cristo, in ogni cosa: in tal modo Satana è costretto ad andarsene da noi. Amen.
Amen.
*** Testi di F. G. Silletta
Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam
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