Dall’enciclica “Miserentissimus Redemptor” – di Pio XI  

Dall’enciclica “Miserentissimus Redemptor” – di Pio XI  ***:

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“[…] Nessuna potenza creata era bastevole all’espiazione delle colpe umane, se il figlio di Dio non avesse assunto la natura umana da redimere. E ciò lo stesso Salvatore degli uomini annunziò per bocca del Salmista: «Tu non hai voluto né vittime né oblazioni, ma mi hai formato un corpo; non hai gradito né olocausti né sacrifici espiatori. Allora io dissi: Ecco, io vengo » [11]. E in verità « egli prese le nostre infermità e portò i nostri dolori; per le nostre iniquità fu ferito »[12] e « i peccati nostri portò egli stesso nel proprio corpo sopra il legno …[13]… cancellando il chirografo del decreto scritto contro di noi, ed Egli, affiggendolo alla croce, lo tolse di mezzo …[14], affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia » [15].

Sebbene la copiosa redenzione di Cristo, con sovrabbondanza « ci condonò tutti i peccati » [16], tuttavia, per quella mirabile disposizione della divina Sapienza secondo la quale nel nostro corpo si deve compiere quello che manca dei patimenti di Cristo a favore del corpo di Lui, che è la Chiesa [17], noi possiamo, anzi dobbiamo aggiungere alle lodi e soddisfazioni « che Cristo in nome dei peccatori tributò a Dio », anche le nostre lodi e soddisfazioni. Ma conviene sempre ricordare che tutto il valore espiatorio dipende unicamente dal cruento sacrificio di Cristo, il quale si rinnova, senza interruzione, sui nostri altari in modo incruento, poiché « una stessa è la Vittima, uno medesimo è ora l’oblatore mediante il ministero dei sacerdoti, quello stesso che si offrì sulla croce, mutata solamente la maniera dell’oblazione » [18]. Per tale motivo con questo augusto sacrificio Eucaristico si deve congiungere l’immolazione dei ministri e degli altri fedeli, affinché anche essi si offrano quali « vittime vive, sante, gradevoli a Dio » [19]. Anzi, San Cipriano non esita ad affermare « che il sacrificio del Signore non si compie con la dovuta santificazione se l’offerta e il sacrificio nostro non corrisponderanno alla passione » [20]. Perciò l’Apostolo ci ammonisce perché « portando nel nostro corpo la mortificazione di Gesù » [21] e sepolti e innestati con Cristo in somiglianza con la sua morte [22], non solo crocifiggiamo la nostra carne, i vizi e le passioni [23] « fuggendo la corruzione della concupiscenza che è nel mondo » [24], ma « la vita di Gesù si manifesti così nei corpi nostri » [25] e fatti partecipi del suo sacerdozio eterno possiamo offrire « doni e sacrifici per i peccati » [26]. Non sono, infatti, partecipi di questo arcano sacerdozio e dell’ufficio di offrire soddisfazioni e sacrifici quelli solamente di cui il Pontefice nostro Cristo Gesù si vale come di ministri per offrire a Dio un’oblazione monda in ogni luogo dall’oriente all’occidente [27], ma anche tutta la moltitudine dei cristiani, chiamata a ragione dal Principe degli Apostoli « Stirpe eletta, Sacerdozio regale » [28], deve offrire sacrificio per i peccati per sé e per tutto il genere umano [29], quasi non altrimenti che ogni sacerdote e pontefice «preso fra gli uomini è preposto a pro degli uomini in tutte quelle cose che riguardano Dio » [30]. […]”

Pio XI, Lett. Enc. “Miserentissimus Redemptor” (1928)

Amen

NOTE:

[11] Hebr., X, 5-7.

[12]Is., V, 3; IV, 5.

[13] I Petr., II, 24.

[14] Coloss., II, 14.

[15] I Petr., II, 24.

[16] Cf. Coloss., II, 13.

[17] Cf. Coloss., I, 24.

[18] Conc. Trid., sess. XXII, c. 2.

[19] Rom., XII, 1.

[20] Ep. 63,n. 381.

[21] II Cor., IV, 10.

[22] Cf. Rom.,VI, 4-5.

[23] Cf. Gal., V, 24.

[24] II Petr., I, 4.

[25] II Cor., IV, 10.

[26] Hebr., V, 1.

[27] Malach., I, 11.

[28] I Petr., II, 9.

[29] Cf. Hebr.,V, 2.

[30] Hebr., V, 1.

 

Amen

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