Anselm Grün

Anselm Grün

(Dal libro Exerzitien für den Altag, tr. it. La dramma perduta. Esercizi spirituali per la vita quotidiana, Ed. Messaggero, Padova 2005, pp. 26-30)

[…] Ci sono persone che parlano continuamente quando sono insieme agli altri. Devono produrre così tante parole perché a nessuno possa venire in mente di chiedere quale sia la loro verità. Negli esercizi spirituali abbiamo bisogno di molto silenzio per poter sentire la voce di Dio. Il silenzio ci mette a confronto con noi stessi e con Dio. Dobbiamo tuttavia impedire di parlare non solo alla lingua, ma anche alla nostra ragione. Infatti, quando ci ritiriamo nel silenzio, spesso la nostra ragione parla senza interruzione. Nella nostra testa continuiamo a pensare se dobbiamo fare la tal cosa o la tal altra, quale decisione dobbiamo prendere.

Spesso questi pensieri sono solo una distrazione dalla verità effettiva. Preferiamo rimanere nella testa per non lasciare che Dio ci incontri nel cuore. Magari abbiamo anche pensieri devoti. Ma anche questi ci trattengono dal lasciarci veramente incontrare da Dio. L’aspetto centrale degli esercizi è che Dio ci conduce nel nostro cuore e che lì ci parla con parole che ci toccano, che ci fanno scoprire la nostra verità e che ci salvano, parole che placano i molti pensieri dentro di noi, parole d’amore che creano in noi una pace profonda.

La terza mossa di Gesù: egli guarda in alto verso il cielo. Negli esercizi Gesù vorrebbe indirizzare il nostro sguardo verso il cielo. Egli apre il cielo sopra di noi con la sua preghiera al Padre. Poiché durante gli esercizi incontriamo Gesù in modo nuovo nella preghiera, nella meditazione e nel silenzio, il cielo sopra di noi si apre. E improvvisamente tutto ciò diventa chiaro. Improvvisamente possiamo forse dire “sì” alla nostra vita. Il nostro cuore si allarga. E sappiamo che va tutto bene. Col suo sguardo rivolto al cielo Gesù può però anche indicarci che ogni parola che noi pronunciamo e ascoltiamo parla in fondo di Dio. Ogni parola ha il suo fondamento nella parola di Dio.

Il vero mistero del parlare e dell’ascoltare è che Dio ci parla. Dovremmo imparare ad ascoltare in modo tale da vedere in ogni parola della Bibbia aprirsi il cielo sopra di noi, in modo tale che con ogni parola Dio ci parli nel cuore.

Anche nelle parole degli uomini dovremmo sempre sentire il desiderio nei confronti di Dio. Ascoltiamo allora nel modo giusto. E ogni parola che pronunciamo mira a rendere percepibile Dio in questo mondo, a pronunciare le parole dell’amore che fanno sperimentare l’amore di Dio. Il fine di ogni vero dialogo è aprire il cielo sopra di noi. Sarà forse già capitato a ognuno di noi che in una conversazione profonda a un certo punto il tempo si è improvvisamente fermato e Dio è diventato percettibile, il cielo si è spalancato sopra di noi e i nostri cuori si sono allargati. Gli esercizi spirituali, che nel silenzio ci chiudono la bocca e le orecchie, vogliono renderci sensibili nei confronti di ciò che può succedere mentre si parla e si ascolta quando siamo immersi in queste attività.

Poi Gesù sospira o, come si potrebbe anche tradurre: emise un gemito. Questo indica innanzitutto lo sforzo di Gesù. Egli lotta per me, affinché mi decida veramente a favore di Dio, affinché mi liberi dai legami di dipendenza, affinché scappi dalla mia prigionia, affinché lasci veramente entrare Dio nella mia vita. Egli lotta con la mia malattia, con il mio essere muto, con la mia sordità, cosicché io mi apra a Dio con tutti i miei sensi. E nel sospiro diventa chiaro che Gesà soffre con me, che non mi cura da fuori, ma che mi lascia entrare in lui. Mi apre il suo cuore affinché trovi la calma, affinché nel suo cuore io diventi sano e salvo, affinché nel suo cuore io mi possa aprire di nuovo completamente a Dio.

Solo dopo queste quattro fasi giunge la parola che salva e libera: Gesù “disse al sordomuto “Effatà”, cioé “Apriti!”. L’incontro con Gesù Cristo vuole aprire tutti i miei sensi per Dio, le mie orecchie, affinché io senta di nuovo la voce di Dio; i miei occhi, affinché essi possano riconoscere Dio in ogni cosa. Devo guardare con occhi nuovi alla mia vita, per scoprirvi le tracce di Dio, e devo guardare in modo nuovo al mio tatto, per scoprire nel sole e nel vento il tenero amore di Dio. Trovare Dio in tutte le cose: è così che sant’Ignazio descrive l’apertura alla quale Gesù vorrebbe condurci negli esercizi. Io sono aperto se in ogni momento percepisco con attenzione che cosa succede quando sono cosciente e desto nel mio camminare, nel mio stare seduto, nel mio stare in piedi, nel mio respirare, nel mio ascoltare.

Nel caso del sordomuto l’apertura consiste nel fatto che le sue orecchie si aprono e il nodo della sua lingua si scioglie. L’immagine del nodo indica che il malato era sotto il dominio dei demoni dal quale Gesù lo ha liberato. Il potere dei demoni può essere in noi la paura oppure un dubbio che ci tiene prigionieri. Abbiamo paura di dire ciò che è dentro di noi. Certo, potremmo rimanere feriti. Siamo costretti a dover parlare continuamente degli altri per poter distrarci da noi stessi. Gesà vorrebbe liberarci dalle catene della nostra paura e dei nostri obblighi affinché impariamo a parlare in modo giusto, a parlare a Dio nel modo più consono. E ciò significa creare un rapporto con le nostre parole, pronunciare parole di amore che tocchino l’altro, che lo spingano a vivere parole di incoraggiamento che lo sollevino, parole di vita, parole di consolazione, parole che conducano alla libertà […]

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