Breve presentazione della Lumen Gentium

Breve introduzione alla Lumen Gentium

Il testo definitivo della Costituzione Dogmatica Lumen Gentium non è il frutto di un pensiero di partenza unitario ed armonico (cfr. su questo argomento SARTORI L., La Lumen gentium. Traccia di studio, EDM, Padova 2003, p.22). L’ecclesiologia di questo documento si pone senza dubbio in continuità rispetto a quella del Vaticano I, pur tuttavia presentando alcuni intenti di compimento inequivocabili nei suoi confronti. Se nel Vaticano I, per esempio, si era affermata la Chiesa nel suo principio di unità visibile, ora, in questo documento del Vaticano II, si valorizza la varietà dei doni e degli aspetti della Chiesa, anche in una prospettiva missionaria. Emerge qui un’importanza fondamentale attribuita alla nozione di “comunione”. Questo termine, così frequentemente utilizzato nelle discussioni teologiche, va colto nella profondità delle prospettive diverse che lo costituiscono (cfr. GHIRLANDA G., Hierarchica communio, Università Gregoriana Editrice, Roma 1980, pp. 1-5). Esse possono essere così presentate:

1. Comunione nello Spirito Santo
2. Comunione Ecclesiale
3. Comunione gerarchica

Proprio quest’ultima, spesso argomento di diatribe tutt’ora vive ed animate, sorregge la comunione ecclesiale, in virtù di uno stretto rapporto strutturale (e non soltanto spirituale) esistente fra i Vescovi e il Capo del Collegio, il Romano Pontefice. L’espressione Hierarchica communio è allora la chiave di volta per l’interpretazione dell’ecclesiologia conciliare; essa compare ufficialmente, in un documento conciliare, per la prima volta nel Vaticano II.
Gli aspetti fondamentali, a ragion veduta, dell’ecclesiologia conciliare paiono dunque i seguenti:

a. L’autorità nella sua dimensione strutturale
b. La Parola e i Sacramenti come nutrimento della Chiesa
c. I Carismi, con l’Ecclesiologia pneumatologia ad essi correlata
d. I Valori umani, diffusi ovunque nel mondo, intesi come germi e potenziali risorse ecclesiali (Ecclesiologia missionaria).

Come viene interpretato il mistero della Chiesa nella Lumen Gentium?
Secondo il testo conciliare, essa è anzitutto un mistero trinitario. Come infatti afferma il testo stesso: “Leterno Padre, con liberissimo ed arcano disegno di salvezza e di bontà, creò luniverso, decise di elevare gli uomini alla partecipazione della sua vita divina, e caduti in Adamo, non li abbandonò, ma sempre prestò loro gli aiuti per salvarsi” (Conc. Ecum. Vati. II, Cost. dogm. Lumen gentium (21-11-1964), ed. a cura di Paoline Editoriale Libri, Milano 2002, n. 2).
La chiave di volta, in questo inquadramento trinitario del mistero della Chiesa, è Cristo Salvatore: i credenti in Cristo, infatti, sono per disegno divino chiamati nella Santa Chiesa, attraverso un processo che il Philips vede realizzarsi in 4 stadi:

1. La Chiesa prefigurata dal principio del mondo
2. La Chiesa mirabilmente preparata nell’Antico Testamento
3. La Chiesa stabilita negli ultimi tempi
4. La Chiesa manifestata dall’effusione dello Spirito Santo

(cfr. PHILIPS G., La Iglesia y su misterio en el Concilio Vaticano II, Ed. Erder, Barcelona 1968, pp. 57-69).

La Chiesa è dunque il regno di Cristo presente in mistero: l’unico pane, che è il corpo di Cristo, rende i fedeli che lo mangiano membri di quest’unico corpo (in questo senso si dice che “l’Eucaristia fa la Chiesa”). Lo Spirito Santo, compiuta la glorificazione del Figlio, viene per santificare continuamente la Chiesa e portare i credenti al Padre attraverso Cristo: lo Spirito dimora nella Chiesa e nel cuore dei fedeli come in un tempio.
La Costituzione Lumen Gentium, inoltre, descrive come il Regno si manifesti agli uomini per mezzo della Parola, per le opere e per la presenza stessa della persona di Cristo: in virtù dei doni ricevuti da Cristo la Chiesa riceve la missione di annunciare e instaurare in tutte le genti il Regno di Cristo.
Tra le varie immagini che esprimono il mistero della Chiesa, quella più significativa è probabilmente quella di “Corpo di Cristo”: la Chiesa è il corpo nel quale il Verbo Incarnato integra in se stesso l’umanità per salvarla.
Nel suo Corpo glorificato, Cristo raccoglie e riunisce tutti i fedeli in virtù dello Spirito Santo. Vi è perciò una solidarietà fra tutti i membri della Chiesa, poiché, come afferma la stessa Costituzione, Cristo ha fatto, in una maniera mistica, dei suoi fratelli il suo proprio corpo. Questo esprime il mistero di comunione all’unico Corpo di Cristo (1Cor 12,12).
In questa prospettiva, allora, i Sacramenti significano e causano la comunità del Corpo di Cristo, perché uniscono i credenti a Cristo nella sua morte-resurrezione. Questo nonostante la differenza di funzioni fra i vari membri dell’unico Corpo-Chiesa.
Lo Spirito di Cristo, unico e identico nel capo e nelle membra, dà a tutto il corpo vita, unità e moto.
Il Concilio Vaticano II evita così una dissociazione fra gli elementi divini della Chiesa e quelli umani, una Chiesa Celeste intesa come diversa dalla Chiesa giuridica (cfr. c. 8). Infatti, “non dissimili modo”, cioè per una non debole analogia, la dimensione umana della Chiesa è posta al servizio dello Spirito per l’edificazione del Corpo. Si tratta allora di una teandricità che impedisce l’opposizione fra una Chiesa Celeste ed una Chiesa terrena.

Fonte: Francesco Gastone Silletta – La Casa di Miriam Torino-

 

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