Si diventi poveri, e si diventerà cristiani

Cristianesimo e ricchezza si oppongono vicendevolmente, senza soluzione possibile. Si diventi poveri, e si diventerà cristiani.

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A meno che uno non sia come Lazzaro di Betania, cioè l’uomo forse più ricco dell’Israele del suo tempo e che tuttavia tutto condivideva con i bisognosi, ebbene, la ricchezza e la fede cristiana sono in un insolubile stato di opposizione oggettiva. Non è possibile, cioè, avere tanti beni e insieme definirsi cristiani autentici, a meno che, appunto, questi beni non siano condivisi nella loro eccedenza rispetto a ciò che serve per vivere. E ciò non si contesti dicendo che si danno molti beni ai poveri, quando in realtà sono i finanziamenti estrinseci, cioè le varie donazioni, offerte e altre cose date dall’esterno, talvolta ai confini della legalità, a finire – e solo in minima parte – quale sostegno agli indigenti. Non è possibile in alcun modo, in alcun modo cristiano, che fede e ricchezza convivano, anche se spesso si è talmente abituati alla ricchezza che spesso ci si dimentica cosa essa sia, cioè di quanto il proprio stile di vita (abitazioni, abbigliamento, proprietà, stipendi, ecc.) sia molto al di sopra della media, e infinitamente sproporzionato rispetto ai poveri propriamente detti. Privandosi di tutta questa materialissima ricchezza, che appesantisce lo stomaco, oscura la mente e intontisce lo spirito, il cristianesimo avrebbe la stessa potenza delle sue origini. Si imiti Gesù Cristo, povero, umile, itinerante, dalla nascita alla morte, e in tal senso non ci sarà nemmeno bisogno di dire agli altri quale sia la propria fede, poiché sarà l’evidenza stessa della vita ad indicarla. Amen

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Pubblicato da lacasadimiriam

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