La fede cattolica viene meno quando la paura viene egemone

La fede cattolica viene meno quando la paura viene egemone

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Pensiamo un momento alla situazione attuale del cattolicesimo. Non tanto a quel complesso di finzione che spesso si cela nelle eucaristie domenicali, dove tante cose si nascondono nella capacità di ingannare gli altri e se stessi di molte persone. Vediamola piuttosto nel concreto, nella “storia” esistenziale dei singoli cristiani. E partiamo, in tal senso, dalle raccomandazioni di Gesù stesso date ai suoi discepoli: “Chi si vergognerà del Figlio dell’uomo davanti agli uomini…”. Non è solo questione di portare un crocifisso al collo o un abito che palesi una fede cristiana e talora un ministero. Il cattolico vero lo si coglie – e il nemico lo coglie tanto più – nel cuore, nella condotta, nel pensiero, nel linguaggio, nelle abitudini. Qui si dilata la paura. Qui si teme. E qui viene meno la fede. È un fenomeno che ha colpito gli Apostoli – ce lo insegnano la fuga getsemanica, il diniego petrino, ecc. – ma che oggi ha raggiunto forme e altezze che stanno mettendo in pericolo, e in modo grave, la fede cattolica nel suo stesso fondamento. Non a caso si tende a nascondere delle verità quando si è con gli altri, a celare se stessi nelle proprie convinzioni, a mascherare Gesù Cristo davanti al mondo, e a falsificare nella propria persona la stessa appartenenza a Cristo. La paura, infatti, diventa egemone. Così nei luoghi pubblici, così in privato, si temono le conseguenze dell’essere autenticamente cristiani, secondo la possibilità concreta che questa autenticità produca isolamento, incomprensione, derisione e martirio. Ma la cristianità ha la croce, non la delizia del mondo, come caratteristica vitale. Gesù non ci promette una vita di gaudi terreni, ma anzi ci pronostica croci e sofferenze. E perché? Per essere in tutto simili a lui, “corredentori” di noi stessi e di questo mondo. L’elenco di quanti hanno dato tutto – sino alla morte – per seguire questo fine, lo conosciamo. Il problema è quello di integrarci anche noi ad esso. Non è forse più facile, in molti casi, chiudere un occhio? Mettere da parte un’osservazione? Evitare una risposta compromettente? Non è forse più facile stringere delle alleanze, piuttosto che crearsi delle antipatie con l’ossequio del Vangelo? E la questione economica? Davvero ci torna utile vendere tutto, darlo ai poveri, e seguire Gesù? O non piuttosto arricchirci quanto più possibile, vivere una vita senza pesi e inimicizie, e poi si vedrà? Ma che cosa – e quando – vedremo? Certo è che Gesù non ha tollerato in alcun modo, mai, l’ipocrisia quando è stato nel mondo. Come potrà tollerarla ora che è giudice nei Cieli? Finché, dunque, continueremo a vivere “zoppicando sui due piedi”, come disse Elia, certo anche noi saremo giudicati pesantemente, poiché Gesù ci chiede trasparenza, sacrificio e obbedienza, non una finta sequela piena di compromessi con il mondo. Amen.

 

Pubblicato da lacasadimiriam

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