Tre pensatori antichi che si somigliano nell’idea/concetto di anima immortale, ognuno con una progressione intellettuale sul precedente: Platone, Plotino, sant’Agostino.
In tutti e tre l’anima è intesa fondamentalmente come “vita”. Vita, in Platone (cf. Fedone), che non può essere amalgamata o sopraffatta dal suo contrario, cioè la morte, poiché nel caso dell’anima questa vita si dà in modo essenziale.
In Plotino, anima e vita sono anche identificate. Distinto – logicamente – da quanto dirà sant’Agostino in chiave cristiana – Plotino (cf. Enneadi) parla di anima come “sostanza” divina, che non può morire, non potendo essere soggetta, per natura,
al suo contrario, cioè alla morte.
In Agostino, anche, l’anima è vita. Ma più che in Platone, questa vita non può contraddire se stessa, poiché essa non è nell’anima come lo è in tutte le cose “animate”, bensì in modo suo proprio, singolare: “La vita non può essere senza vita” (cf. De Trinitate).
Amen
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