Quello che capitò all’Agostino ancora “manicheo”, è ciò che capita oggi a tante persone, invischiate in indottrinamenti settari e, seppur nuovi e distinti rispetto al manicheismo, in molti punti si coniugano con esso. Uno di questi è la totale assenza di responsabilità del soggetto, anche dinanzi ad un male oggettivamente compiuto. Scrive a riguardo di se stesso Agostino: “Ero tuttora del parere che non siamo noi a peccare, ma un’altra natura, chissà poi quale, pecca in noi. Lusingava la mia superbia l’essere estraneo alla colpa, il non dovermi confessare mai autore dei miei peccati affinché tu guarissi la mia anima rea di peccato contro di te. Preferivo scusarla, accusando un’entità ignota, posta in me stesso senza essere me stesso ” (Le confessioni, c. 5,18.10).
Si tratta appunto di un fenomeno soggettivo anche oggi molto diffuso e addirittura insegnato come buono in alcune pseudo-religioni o movimenti spirituali: non si è mai colpevoli di nulla e tutto il male, anche quello che si compie, è in realtà il frutto di un’anima cattiva coabitante in noi con quella buona, in lotta con essa e sulla quale non si dispone alcuna autorità.
La fede cattolica – di cui Agostino è divenuto uno dei massimi e più attenti testimoni dell’intera storia cristiana – combatte questo principio dualista dell’anima con il principio di libertà umana e di responsabilità soggettiva, alla luce dell’unicità dell’anima umana: questo non per isolare il soggetto nella propria colpa, ma per inserirlo in un percorso di ravvedimento, di confessione e di penitenza funzionali al perdono, dinanzi a Dio, del male responsabilmente compiuto.
Amen
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