“Si diceva fortunato” – ed ora è nel tormento – Meditazione serale alla Casa di Miriam dell’1 ottobre 2023:

“Si diceva fortunato” – ed ora è nel tormento – Meditazione serale alla Casa di Miriam dell’1 ottobre 2023:

Quanto è facile ritrovarsi a sera, pieni di vicende umane e al contempo vuoti di Dio, totalmente dimenticato, sopraffatto dai pensieri e dai desideri mondani, senza che mai, nel corso della giornata, ci si sia accorti della sua presenza. E il tempo vola così, i giorni e gli anni rischiano di passar via così, senza che mai un atto di volontà si fermi a considerare l’amore di Dio, finendo nel vortice della terra, senza alcuna consapevolezza dell’esistere di Dio e del dipendere integralmente da lui. E l’orrore estremo sta nel morire in questa condizione: “Si diceva fortunato” – come echeggia un Salmo, ed ora è nel tormento, poiché ha utilizzato ciò che non si è dato da solo, cioè la vita, senza mai un sussulto nei riguardi di Colui che quella vita, gratuitamente, gliel’ha donata, affinché Egli stesso fosse da lui glorificato in quell’esistenza umana. Molti oggi, in questa civiltà così secolarizzata, sono avvolti dalle lusinghe del mondo, assorbiti totalmente dalle vanità che esso propone, dimenticandosi completamente di Dio. Ed è giusto dire “dimenticandosi” (e volontariamente), poiché nella memoria umana Dio costantemente si manifesta e parla all’uomo, dando continuamente una prova di se stesso e della sua esistenza. Nulla tuttavia impone all’uomo di accondiscendere a questo interiore richiamo di Dio, il quale non forza mai nessuno ad amarlo e a credere in lui, vivendo di conseguenza. In tal senso è l’uomo l’unico responsabile della sua volontaria non curanza di chi – in infiniti e pazienti modi – sussurra nel suo cuore la via della santità come via di salvezza. “Si diceva fortunato”, forse glielo dicevano anche tante persone che vedevano i suoi beni e i suoi successi umani: ma ora è nei tormenti, poiché nulla di ciò che di materiale si consegue sulla terra ha una continuità nel regno di Dio. Solo la carità permane, e anzi viene amplificata a motivo della compiacenza di Dio. E chi non ha avuto mai un istante di carità verso Dio, arso dai piaceri umani, amalgamato al mondo, quale tipo di ricompensa può attendersi da Dio stesso al momento del giudizio?

È dunque oggi, non domani, che dobbiamo costruire la nostra esistenza secondo la divina volontà, affinché non capiti anche a noi di giungere alla sera della vita senza il faro dell’amore di Dio che splenda nella nostra coscienza. Non importa affatto che il mondo – con la sua solitudine ontologica – ci chiami “fortunati”: la “fortuna” del mondo non ci interessa in nulla. Solo la compiacenza di Dio – e in ogni cosa che pensiamo, diciamo e operiamo – è ciò che invade la nostra coscienza. Essere per Dio è il nostro essere uomini, che a Dio guardano costantemente come luce di senso della vita e instancabile Padre sul mondo. Amen.

 

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