Dal testo “Ragione creatrice, libertà e linea oscura del male” – Estratti testuali dall’insegnamento di – Joseph Ratzinger (Benedetto XVI)

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“Nell’Ultima Cena Gesù affida ai suoi discepoli il Sacramento che attualizza il sacrificio da Lui fatto di se stesso in obbedienza al Padre per la salvezza di tutti noi. Non possiamo accostarci alla Mensa eucaristica senza lasciarci trascinare nel movimento della missione che, prendendo avvio dal Cuore stesso di Dio, mira a raggiungere tutti gli uomini.
Pertanto, è parte costitutiva della forma eucaristica dell’esistenza cristiana la tensione missionaria. Lo stupore per il dono che Dio ci ha fatto in Cristo imprime alla nostra esistenza un dinamismo nuovo impegnandoci a essere testimoni del suo amore.

Diventiamo testimoni quando attraverso le nostre azioni, parole e modo di essere, un Altro appare e si comunica. Si può dire che la testimonianza è il mezzo con cui la verità dell’amore di Dio raggiunge l’uomo nella storia, invitandolo ad accogliere liberamente questa novità radicale. Nella testimonianza Dio si espone – per così dire – al rischio della libertà dell’uomo. Gesù stesso è il testimone fedele e verace (cfr. Ap 1,5; 3,14); è venuto per rendere testimonianza alla verità (cfr. Gv 18,37).
In quest’ordine di riflessioni mi preme riprendere un concetto caro ai primi cristiani, ma che colpisce anche noi, cristiani di oggi: la testimonianza fino al dono di se stessi, fino al martirio, è sempre stata considerata nella storia della Chiesa il culmine del nuovo culto spirituale: «Offrite i vostri corpi» (Rm 12,1).
Si pensi, ad esempio, al racconto del martirio di San Policarpo di Smirne, discepolo di San Giovanni: tutta la drammatica vicenda, è descritta come liturgia, anzi come un divenire Eucaristia del martire stesso. Pensiamo anche alla coscienza eucaristica che Ignazio di Antiochia esprime in vista del suo martirio: egli si considera «frumento di Dio» e desidera diventare nel martirio «pane puro di Cristo». Il cristiano che offre la sua vita nel martirio entra nella piena comunione con la Pasqua di Gesù Cristo e, così, diviene egli stesso con Lui Eucaristia.
Ancora oggi non mancano alla Chiesa martiri in cui si manifesta in modo supremo l’amore di Dio. Anche quando non ci viene chiesta la prova del martirio, tuttavia, sappiamo che il culto gradito a Dio postula intimamente questa disponibilità e trova la sua realizzazione nella lieta e convinta testimonianza, di fronte al mondo, di una vita cristiana coerente negli ambiti dove il Signore ci chiama ad annunciarlo. […]”.
*** Qui estratto da: BENEDETTO XVI, Esort. ap. post-sinodale Sacramentum Caritatis, 22 febbraio 2007, III, nn. 84-85)
 
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