Sulla critica testuale e su quegli omileti che commentano le letture come fossero state scritte in italiano

 

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Nella copiatura dei testi antichi dei Vangeli – e di tutto il Nuovo Testamento – sappiamo dagli studi di critica testuale quanti generi distinti di errori si registrino per ragioni distinte. Esse possono essere sia involontarie, come quando si scambiano due lettere fra loro simili, o come quando – essendo originariamente il testo stato scritto senza interruzioni e punteggiature, si erri nella suddivisione delle parole; o ancora, come quando alcune parole vengono omesse o, inversamente, scritte due volte, o ancora per altri motivi (perdita della memoria, quando il testo viene copiato sotto dettatura, ecc.). In altri casi, invece, queste ragioni possono essere volontarie, dovuti agli stessi scribi, che nel tentativo di modificare il testo (per motivi di pura correzione o per questioni di fede), lo danneggiano gravemente. In tal senso, si capisce quanto sia importante la fedeltà nella traduzione dei testi del Nuovo Testamento rispetto a quelle fonti che si ritengono le più importanti. Alcune omelie, nelle quali si commentano le letture del giorno, e in cui gli omileti si soffermano sull’analisi delle parole “italiane” – quasi che i testi fossero stati scritti in italiano – sono molto inefficaci e fastidiose, poiché non tengono conto di tutte le varianti di quei testi e di quanto lavoro richieda una competenza tecnica testuale relativamente alla critica dei testi del Nuovo Testamento. Se si vogliono fare dei commenti “testuali” puntigliosi, almeno si abbia coscienza che non è questione di parole scritte in italiano, ma di traduzioni dal greco su molteplici lezioni distinte di un medesimo testo. Amen

 

Pubblicato da lacasadimiriam

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