L’estasi di santa Elisabetta

L’estasi di santa Elisabetta

“Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù” (Lc 1,41)

“Εὐλογημένη σὺ ἐν γυναιξίν, καὶ εὐλογημένος ὁ καρπὸς τῆς κοιλίας σου”

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Raccontando in parallelo l’annuncio angelico prima a Zaccaria e poi a Maria, l’Evangelista Luca omette alcuni dettagli relativi alla conoscenza di Elisabetta non tanto relativamente a se stessa e al suo divenire madre, quanto piuttosto alla maternità di Maria e all’identità salvifica del bambino da lei dato alla luce. Infatti, se Luca esplicita con ampiezza ciò che disse l’angelo a Zaccaria relativamente al suo futuro figlio, il Battista, specificando anche il dettaglio del mutismo del sacerdote Zaccaria a motivo del dubbio da lui esposto (cosa che impedisce di ipotizzare un resoconto verbale di Zaccaria alla moglie Elisabetta di quanto gli è accaduto), ebbene, non viene tuttavia detto nulla da parte dello stesso Evangelista relativamente a ciò che di rivelato sia stato consegnato dall’angelo a Zaccaria circa il parallelo concepimento di Gesù da parte di Maria. A parti invertite, cioè quando apparve a Maria, l’angelo le disse che sua cugina, cioè Elisabetta, aspettava già da sei mesi un figlio. Una rivelazione che, appena partito l’angelo, mosse Maria a far visita alla cugina. Ma che cosa sapeva, la cugina stessa, di lei e del suo Bambino? Su questo Luca tace ogni dettaglio. E tuttavia manifesta una chiara conoscenza di Elisabetta sia relativamente all’attesa di Maria, sia relativamente al fatto che l’Atteso fosse lo stesso Salvatore. Non appena la vide in visita da lei, infatti, Elisabetta le disse: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?” (Lc 1,43), testimoniando di conoscere già ogni cosa di quanto occorso, di soprannaturale, a Maria. E quel saluto così glorioso – che è parte della preghiera dell’Ave Maria – ossia “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno” (Lc 1,42), testimonia inequivocabilmente una conoscenza, a suo modo estatica, di Elisabetta relativamente a Maria e al suo Bambino. Chi, tuttavia, ha comunicato questa conoscenza ad Elisabetta? Quando lo ha saputo? Al di là che ella fosse piena di Spirito Santo, al momento di quel saluto, nel Vangelo non si fa riferimento ad alcuna informazione previa, data dall’Angelo Gabriele, né a Zaccaria, né tantomeno alla stessa Elisabetta. Che il Messia fosse atteso, questo è fuor di dubbio; il ruolo precursore di Giovanni, figlio di Elisabetta, è anch’esso anticipato dalla profezia dell’Angelo Gabriele: che, tuttavia, quel Messia fosse il figlio della cugina Maria, venutala a trovare in Giudea, non è anticipato né svelato in alcun luogo del Vangelo nella coscienza di Elisabetta. Si può definire, quindi, la conoscenza stessa di Elisabetta, al momento del suo incontro con Maria, come un avvenimento sui generis, non preambolato da alcuna specifica rivelazione, e per questo dal carattere mistico ed estatico. Amen

                                                                                                                  

 

Pubblicato da lacasadimiriam

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