La preghiera e il digiuno nel cammino di liberazione: il digiuno dell’ego compiacente

La preghiera e il digiuno nel cammino di liberazione: il digiuno dell’ego compiacente

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Tutti conosciamo dai Vangeli l’evento di un esorcismo operato da Gesù al figlio di un uomo, che sin da giovanissimo era vittima del Maligno. Questo esorcismo, nel contesto della narrazione evangelica, si carica di maggior “suspence” laddove si legge che, prima che a Gesù direttamente, il padre di quell’uomo si era rivolto agli Apostoli di Gesù – che già avevano da lui ricevuto il carisma dei miracoli (e dunque anche quello della liberazione) – ma questi non riuscirono ad acquietare l’indemoniato.

Una volta che Gesù liberò quell’uomo e questi riprese una condizione di normalità esistenziale, gli Apostoli domandarono il motivo del loro insuccesso esorcistico, e Gesù rispose con le note parole: “Questa specie di demoni non va via se non con la preghiera e il digiuno” (Mt 17,21). Questa specificazione “del digiuno”, tuttavia, secondo alcuni studiosi non è autentica di Mattteo; Marco la omette (9,29) e Luca evita del tutto la specificazione del “perché” dell’insuccesso domandato dagli Apostoli (Lc 9,42).

In pratica, l’ipotesi che Gesù abbia detto ai suoi Apostoli che esiste una “specie” (una “razza”, greco: “genos”) di demoni, i quali vanno via dal posseduto unicamente mediante la preghiera (greco: “proseuchē”) e il digiuno (“nēsteia”), non viene condivisa dalle versioni della Bibbia, dal momento che in alcuni manoscritti significativi, non compare l’esplicitazione “del digiuno” quale necessità esorcistica. Alcuni commentatori anglosassoni, tuttavia, hanno messo in luce che, dicendo “questa specie di demoni”, Gesù istituisce palesemente una sorta di “classificazione” nel mondo diabolico, non intendendoli tutti uguali ed esorcizzabili allo stesso modo, tanto più alla luce del fatto che, quando accadde questo avvenimento di liberazione, gli Apostoli non erano al loro primo esorcismo, e quelli che avevano già effettuato non li avevano effettuati mediante speciali preghiere o digiuni. Ciò darebbe credito alla possibilità oggettiva che non solo una speciale preghiera, ma anche uno speciale tipo di digiuno, sia stato evocato da Gesù dinanzi a certe situazioni esorcistiche difficoltose e complesse.

Quale tipo di digiuno, tuttavia? Solitamente si è indotti a pensare immediatamente all’assenza o alla rinuncia alimentare. Questo è di certo un tipo di digiuno utile, che vale molto agli occhi di Dio. Gesù, tuttavia, pare qui parlare allo stesso modo in cui parlava del “lievito dei farisei”, ossia secondo metafora. Il digiuno maggiormente necessario, per ottenere una liberazione di qualcuno posseduto da “questa specie di demoni”, è il digiuno dell’Io, della superbia, della stessa vanità che talora “imbriglia” l’esorcista in un senso di super potenza sui diavoli. Già altrove Gesù raccomandava di “non rallegrarsi che i demoni stiano sottomessi ai comandi esorcistici”, poiché ciò conduce alla vanità e alla compiacenza di se stessi. Dove manca l’umiltà, il demonio, infatti, non va via da un’anima, nonostante l’esorcismo. Qui sta verosimilmente l’esortazione di Gesù “a digiunare”: opporsi alla compiacenza dell’ego, affidarsi nella preghiera unicamente del potere di Dio su qualsiasi demonio, e confidare unicamente in lui e non nelle proprie potenze umane.

Amen

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Pubblicato da lacasadimiriam

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