“La libertà ontologica e la libertà effettiva”

“La libertà ontologica e la libertà effettiva” 
dalle lezioni di Bernard Lonergan¹ –
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“Ci sono due gradi nell’avere buona volontà: la buona volontà che vuole farlo e la buona volontà che lo fa. Pietro aveva questo secondo grado della buona volontà durante il suo martirio, quando cioè non soltanto lo “voleva” subire, ma effettivamente lo subì.

Il fatto che l’uomo sia ontologicamente libero e che, al contempo, debba conquistarsi la libertà effettiva, costituisce il fondamento psicologico per la preghiera, per chiedere l’aiuto di Dio nel fare ciò che è giusto; e non solo il fondamento psicologico, ma anche quello ontologico, dal momento che la psicologia non è fuori dall’essere e perciò non è fuori dall’ontologia. Ci sono situazioni in cui tutti dobbiamo inginocchiarci e chiedere l’aiuto di Dio.
Oltre a determinare il mio sviluppo, il mio divenire quel “sé” che io sono, il tipo di uomo che io sono, la scelta è anche una determinante nel processo oggettivo. Una scelta sfocia in un corso d’azione, nel presentarsi di oggetti di appetito, nella soddisfazione di desideri o nella realizzazione del peggio che si temeva. Essa sfocia nel funzionamento attuale del bene d’ordine. Il funzionamento attuale del bene d’ordine può essere eccellente, buono, mediocre, scarso o disastroso. […] La scelta ha il suo effetto o nel miglioramento dell’ordine attualmente funzionante, oppure nella sua ulteriore corruzione e deformazione. Perciò, per quest’atto libero, è importante lo sviluppo raggiunto nel soggetto, il diventare se stesso, e lo sviluppo raggiunto nel processo umano oggettivo, nel processo sociale, nel processo storico mondiale […]”.

¹ Cfr. B. LONERGAN, Comprendere ed essere, edizione a cura di Città Nuova, Roma 1993, pp. 285-286.

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