“La mia ora è forse giunta?” (Gv 2,4b) – Morto il Cardinal Vanhoye, noto biblista
Avendo a suo tempo (anno 2014) preparato una tesi dottorale sulla figura del Discepolo Amato, presso l’Ateneo Pontificio della Santa Croce, ebbi modo – indiretto – di confrontarmi spesso con alcuni testi e soprattutto articoli (nelle varie riviste teologiche esistenti), del Cardinal Vanhoye, per ragioni tutt’altro che fortuite. Chi mi conosce, da un punto di vista teologico biblico, sa quanto – ad esempio – mi senta legato alla figura dell’esegeta belga (deceduto nel 2003) Ignace de la Potterie. Questi, come gli esperti sanno, era a sua volta molto legato al professor Vanhoye, sia per il medesimo rapporto con il Pontificio Istituto Biblico, sia direttamente su alcuni – non su tutti – argomenti biblico-esegetici.
Del Cardinal Vanhoye, in particolare, a me – umile e giovane teologo (tanto più quando redigevo la mia tesi dottorale, poco più che trentenne), colpì molto una interpretazione molto tecnica e schiettamente biblica di un versetto del racconto dello sposalizio di Cana. Il riferimento l’ho citato poi nella stessa pubblicazione dottorale, intitolata “Amato perché amante. Il Discepolo Amato come personaggio in migrazione”. Si tratta di un’ipotesi, fondata sul greco biblico, secondo la quale – mi colpì molto questa proposta – l’espressione di Gesù: “Non è giunta la mia ora” (Gv 2,4), non andrebbe interpretata come pura “negazione”, ma in un senso interrogativo, come a chiedere: “La mia ora è forse giunta?”.
Lo stesso Ignace de la Potterie è stata la fonte che mi ha rimandato poi al Vanhoye. Qui non sto a spiegare le ragioni tecnico-letterarie secondo le quali ha ragionato il Vanhoye. Certo è che cambia di molto il senso del racconto di Cana, soprattutto da un punto di vista della relazione fra Maria e Gesù, se quella frase di Gesù, che per tanti secoli – e ancora oggi – è stata interpretata negativamente, come un voler “rimettere la Madre al suo posto” (cfr. ad es. S. Giovanni Crisostomo e persino S. Ireneo a riguardo), ebbene, venisse invece interpretata come una domanda di chi è colto da stupore: “La mia ora è forse giunta?”.
Noi sappiamo che Gesù tutto concede a sua madre. Questa interpretazione di Cana cambierebbe tanti paradigmi in tal senso.
Amen
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