[…] Dovrebbe certo sorprendere se la Madre di Dio, la quale avrebbe avuto nel NT una parte tanto importante nella Redenzione, non fosse stata preconizzata nella funzione preparatoria insita nell’AT; ma i santi Padri e la Chiesa, particolarmente nella liturgia, hanno attinto già per tempo a questa fonte per esprimere la grandezza e la magnificenza di Maria. […]
Immagini prefiguratrici di Maria:
– l’Arca di Noè che, costruita per ordine di Dio, rimase completamente salva ed intatta nel generale naufragio;
– la scala che Giacobbe vide toccare il cielo e sui gradini della quale angeli di Dio salivano e scendevano, e in cima alla quale era Dio stesso;
– il roveto che Mosè vide ardere tutto in giro in luogo consacrato e, nonostante le fiamme guizzanti, non bruciare né patir danno, ma verdeggiare e fiorire magnificamente;
– la torre inespugnabile per qualsiasi nemico, dalla quale pendono mille scudi e l’intera armatura del forte eroe;
– il giardino chiuso che non è violabile o devastabile per nessun artificio di inganno;
– la fulgente città di Dio, le cui fondamenta poggiano su sacri monti;
– l’augusto tempio di Dio che rifulge di divino splendore ed è colmo delle magnificenze del Signore e, infine, numerose altre raffigurazioni del genere
[…] Fra le figure femminili bibliche di maggior rilievo del Vecchio Testamento non poche ve ne sono che si riscontrano somiglianti, anche se soltanto dopo aver attribuito loro una perfezione maggiore, una più spiccata levatura, alla Madre di Dio. Già in precedenza abbiamo accennato al ravvicinamento tra Eva, la madre di tutti i viventi, e Maria, che ci ha donato la vera vita. Il raffronto tra Maria ed Eva è quasi altrettanto antico che il Cristianesimo; già san Giustino martire (morto fra il 163 e il 167) vi ha accennato nella sua disputa con il Giudeo Trifone; Ireneo, Tertulliano, Origene, Agostino lo hanno ulteriormente sviluppato, e da allora non è più scomparso dalla Chiesa. Il gioco di parole caro ai Padri: “Eva-Ave” si riscontra nel mutans Evae nomen dell’Ave Maris Stella, come testimonianza permanente di questa credenza.
È indubbio che Giuditta ed Ester costituiscano, per la loro azione di salvatrici, simboli egregi della Madre di Dio apportatrice di salute e di salvezza. E come Giuditta recide il capo al condottiero dei nemici del popolo di Dio, Maria schiaccia il capo al peggiore nemico, a Satana. Così, pertanto, la Chiesa rivolge nella sua liturgia quello stesso canto di lode a Maria, che era stato rivolto alla eroina Giuditta dal popolo liberato dopo la sconfitta del nemico: “Tu sei la gloria di Gerusalemme, l’allegrezza d’Israele, l’onore del nostro popolo” (Gdt 15,10).(cfr. Gdt 13,23-25).
Infine Ester che, scelta a regina fra molte vergini, mette a repentaglio la propria vita per salvare il suo popolo dalla rovina che incombe, ed ode dirsi dal re queste affabili parole: “Questa legge è posta per tutti, ma non per te” (Est 15,13), è per noi una raffigurazione familiare della Immacolata Concezione, e come regina che col suo coraggioso intervento salva il suo popolo dalla rovina, è divenuta per noi il simbolo della regina celeste che conquista e riconcilia il cuore di Dio per la salute dell’umanità.
[Agostino Bea, La figura di Maria nel Vecchio Testamento, pp. 21-40, in P. Sträter, (a cura di), Katholische Marienkunde, 1952, tr. it. Mariologia, III Voll., Marietti Editori Pontifici, Roma 1955]