Una traduzione anziché un’altra, muta il senso di una frase: “Chi crede in me, come è scritto nella Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Gv 7,38)
Giovanni scrive che, nell’ultimo giorno della festa delle capanne, Gesù gridò: “Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me. Chi crede in me, come è scritto nella Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Gv 7,38). Le principali versioni greche e anche europee traducono queste parole nel senso dell’acqua viva che sgorgherà da chi crede nel Cristo. Giovanni stesso specifica che Gesù disse questo “riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui”. In sostanza, secondo questa versione, sono i credenti stessi coloro dai quali sgorgheranno fiumi d’acqua viva. Vi sono tuttavia versioni distinte, che intendono unicamente Gesù come colui dal quale quest’acqua viva sgorgherà. Ciò dipende da una traduzione distinta, con punteggiatura che confonde il senso del testo: “Come dice la Scrittura: Fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Questa traduzione fa pesare unicamente su Gesù l’attività dell’acqua viva e fluente, facilitando il collegamento con l’immagine giovannea del sangue e dell’acqua che escono dal costato di Gesù Crocifisso. E tuttavia, non ci pare questa l’intenzione di Giovanni: piuttosto, egli vuole indicare i credenti stessi quali emettitori, nella fede, di quest’acqua vivificante: è da noi che essa sgorgherà, fluente e viva, sebbene la fonte sia ovviamente quella stessa di Cristo.
Non si tratta solo di una “partecipazione”, ma di un atto imitativo, con il quale i credenti fanno sgorgare da se stessi fiumi d’acqua viva, cioè d’amore vivente, fluente, senza cessazione, come risposta all’amore di Cristo. Amen.