La critica testuale del Nuovo Testamento e Maria Valtorta: una riflessione nell’anniversario della sua nascita
Oggi, 14 marzo, è il giorno anniversario della nascita di Maria Valtorta, avvenuta il 14 marzo 1897. Come a voler “festeggiare” questa ricorrenza, proponiamo qui una riflessione sul contributo – per la maggior parte ancora tutto da esplorare – che la sua opera dà agli studi di critica testuale biblica (ossia quegli studi minuziosi che, alla luce delle varianti testuali della Bibbia, cercano di risalire al testo originale, dando quindi una ricostruzione il più possibile fedele alla stessa Scrittura). In modo particolare, l’opera della Valtorta offre – se lo si vuole accettare – un grande contributo agli studi di critica testuale del Nuovo Testamento, e in specie dei Vangeli. Ivi, la suddetta disciplina, rinviene molte anomalie tra le diverse varianti, che possono vedere anche i non addetti ai lavori incontrando, lungo la scrittura dei testi dei Vangeli, alcuni brani posti tra parentesi. Ciò significa che quei passi non vengono unanimemente accolti come facenti parte di quel testo, alla luce di ciò che i manoscritti esistenti, nel medesimo momento testuale, riportano oppure omettono. Ci sono dei brani evangelici che in molti sostengono non essere giustamente collocati dove si trovano, come ad esempio la finale del Vangelo di Marco, oppure non essere stati composti dall’Evangelista al quale solitamente vengono attribuiti, come il caso del racconto dell’adultera nel Vangelo di Giovanni. Vi sono poi altri (molteplici) esempi di difficoltà testuali attorno alle quali gli studi stanno portando avanti ampi lavori, non sempre tuttavia venendo ad una soluzione omogenea o indefettibile del caso. Che Barabba ad esempio si chiamasse di nome Gesù, è un mistero da alcuni risolto positivamente, da altri negativamente. Che Gesù abbia guarito il lebbroso con “compassione”, oppure con (misteriosa) collera a motivo del giorno di sabato in cui il lebbroso gliela domandava, è pure motivo di divisione fra gli studiosi. Che fosse solo il Padre a conoscere il giorno e l’ora, oppure anche il Figlio (Mt 24,36) è anch’esso ragione di divisione di critica testuale alla luce delle varianti esistenti. Tutto ciò – e molte altre questioni – dipende da oggettive differenze fra i vari manoscritti e fra le varie lezioni del Nuovo Testamento, così come attualmente sono rinvenute fra le molteplici copie dello stesso Nuovo Testamento attualmente in possesso degli studiosi. Non tutte queste copie, infatti – anzi, quasi mai – sono identiche in alcuni momenti testuali, e dipende dalla capacità degli studiosi risalire con oggettività alla vera scrittura primitiva. Ciò avviene mediante l’applicazione di leggi interne alla disciplina stessa della critica testuale, che tuttavia – come essa stessa ammette – mantiene inevitabilmente dei margini di errore che non si possono trascurare. Come conoscere, quindi, ciò che oggettivamente – almeno nel caso dei quattro Vangeli – è stato ispirato da Dio e scritto dagli Evangelisti nella loro originaria composizione?
Qui Maria Valtorta può rivelarsi utilissima. Nella sua opera “L’Evangelo come mi è stato rivelato”, ma anche nelle altre sue opere, svela dei misteri che la critica testuale, umanamente e da se stessa, non può raggiungere con pienezza, essendovi sempre alcuni elementi di discordia nel parere degli studiosi. Con Maria Valtorta non viene soltanto “gettata” una ipotesi relativamente a una questione, ma sviscerata secondo delle ragionevolezze teologico-scritturistiche intrinseche al testo. In modo specialissimo, ciò avviene per il Vangelo di Giovanni, dove ad esempio molti dubbi sulla questione della Samaritana, o sul cosiddetto “comma giovanneo” (1Gv 5,8) o la stessa pericope dell’adultera, vengono risolti non unicamente sulla base di dichiarazioni di preferenza (che cioè danno ragione ad alcune lezioni e respingono quelle opposte), ma con criteri teologici e biblici che giustificano in modo palese una scelta piuttosto che un’altra. Non vogliamo certo dire, qui, che Maria Valtorta risolva tutti i problemi della critica testuale, che anzi, rimangono in molti casi aperti e insoluti; tuttavia, una sua lettura e applicazione a quegli studi potrebbe sgominare quantomeno alcune ipotesi talvolta errate relativamente all’originaria scrittura dei Vangeli. Amen
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