Andiamo anche noi a morire con lui!” (Gv 11,16).(Ἄγωμεν καὶ ἡμεῖς ἵνα ἀποθάνωμεν μετ’ αὐτοῦ

“Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: Andiamo anche noi a morire con lui!” (Gv 11,16).
(Ἄγωμεν καὶ ἡμεῖς ἵνα ἀποθάνωμεν μετ’ αὐτοῦ.)

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Di chi parla, qui, Tommaso? Queste sue parole, pronunciate dopo l’annuncio di Gesù di voler tornare in Giudea per Lazzaro malato, hanno un doppio senso che spesso non viene considerato e, a seconda di come esso venga colto, mutano di molto il coraggio o, inversamente, il lamento nervoso di Tommaso a Gesù.
Solitamente, si considerano queste parole in senso positivo, cioè a favore di Tommaso, come se, nel manifesto disappunto degli Apostoli, che non vogliono affatto tornare in Giudea (dove da poco tempo Gesù e loro stessi sono stati minacciati pesantemente dai Giudei), Tommaso si elevasse dalla media apostolica, esortando tutti al coraggio e, se fosse necessario, anche a morire con lui: “lui”, qui, nel senso di “Gesù”.
Intesa secondo questa interpretazione, l’esortazione di Tommaso ai Dodici diviene elogiativa di lui stesso e, anche se un po’ iperbolica, traccia di lui l’idea di un personaggio coraggioso e unito a Gesù da un particolare senso di condivisione del pericolo.
Ma è proprio così? Letta in questo senso, l’identità dello stesso Tommaso contrasterebbe molto (anche se non è impossibile che ciò accada realmente) con quella dell’Apostolo inesorabilmente incredulo della risurrezione di Gesù, come la troviamo delineata quasi a fine Vangelo.
In verità, le parole di Tommaso “Andiamo anche noi a morire con lui!”, possono leggersi anche secondo una distinta linea di senso, ossia riferendo l’espressione “mori re con lui” non tanto a Gesù, quanto piuttosto allo stesso Lazzaro. In tal senso, muta completamente ciò che Tommaso vuole significare con la sua espressione, che diventa non più gloriosa, ma polemica con Gesù: “Mandandoci di nuovo in Giudea” – sembra sottintendere Tommaso – “tu ci fai morire come è morto Lazzaro”. Grammaticalmente, il riferimento a Lazzaro, piuttosto che non a Gesù, è possibile. Ed è possibile anche questa seconda linea di interpretazione “polemica” delle parole di Tommaso che in tal caso starebbe più in sintonia con i suoi condiscepoli nel disappunto rispetto alla scelta di Gesù di tornare in Giudea.
Ciò muta al contempo di molto l’idea stessa del personaggio Tommaso.
Può anche essere valida – ed è una terza possibile interpretazione – la possibilità di un allineamento di entrambe le due precedenti interpretazioni, come se Tommaso volesse di re, da un lato, che andando in Giudea essi sarebbero morti (a motivo dell’odio dei Giudei), incoraggiando al contempo i condiscepoli ad un atto di coraggio in tale direzione.
Tuttavia, la premesse che l’evangelista Giovanni pone rispetto al malcontento apostolico rispetto all’idea di tornare in Giudea, fa pensare di più all’ipotesi di un “Tommaso portavoce di tale malcontento”, piuttosto che non ad un “Tommaso coraggioso esortatore a seguire Gesù” anche a costo della morte.
Ciò nulla leva alla santità complessiva di Tommaso, ma semplicemente la “umanizza”, contestualizzandola, cioè, nella fase di incomprensione apostolica rispetto a molti aspetti della stessa esistenza di Gesù. Amen

 

Pubblicato da lacasadimiriam

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