“La santità e la fede di Giuseppe” – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 30 giugno 2023:

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“La santità e la fede di Giuseppe” – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 30 giugno 2023:

Vogliamo meditare insieme, questa sera, ultima del mese di Giugno, nel giorno di venerdì, così importante per la fede cristiana a motivo dei fatti che esso evoca alla nostra coscienza, la figura santa di Giuseppe, voluto da Dio quale umano custode del suo Figlio Gesù. Non è semplice, per noi, porci nella contemplazione meditativa di una figura tanto significativa quanto storicamente poco conosciuta, date le pochissime informazioni – anche se determinanti e importantissime – che ci vengono date sul suo conto. Nei Vangeli, infatti, si parla con molto risparmio di Giuseppe. E tuttavia egli è presente, nell’economia evangelica: appartiene al quadro complessivo dei personaggi che popolano i Vangeli, e in un modo che, anche se letterariamente stringato, è teologicamente intenso e privilegiato. Giuseppe, infatti, ha il ruolo principale, dopo quello di Gesù, per quanto attiene alle figure maschili dei Vangeli, ossia il ruolo di essergli “padre”, anche se in senso putativo, nonché sposo della Vergine Maria. Nemmeno Giovanni il precursore – se analizziamo teologicamente e non soltanto letterariamente il resoconto dei Vangeli – ha una funzione tanto grande come quella di Giuseppe; né alcuno degli Apostoli può superarlo da questa prospettiva. E la “funzione” specifica di un personaggio, nel contesto dei Vangeli, è ciò che ne stabilisce la “grandezza” in seno alla narrazione stessa. In tal senso, questa sera meditiamo la figura di Giuseppe come la più grande, tra quelle maschili, che dopo quella di Gesù ci viene presentata dai Vangeli. Non è tuttavia soltanto la funzione di Giuseppe a stabilire la statura del suo personaggio. Funzione è infatti una istanza data dall’esterno: Giuseppe è tuttavia grande anche nell’interiorità, ha un valore suo specifico incomparabile nell’economia evangelica dopo quello di Gesù. Chi, infatti, fra tutti i vari uomini dei Vangeli, avrebbe gestito con tanta sapienza, con il medesimo equilibrio e con la stessa fede di Giuseppe un tale incarico, una simile ed inaspettata catena di eventi con i quali Dio stesso ha voluto caratterizzarne l’esistenza? Partendo dal principio, anche se non specificato dai Vangeli, non è pensabile – cosa che tuttavia alcuni teologi pensano – ad una non conoscenza di Giuseppe rispetto alla volontà verginale della sua sposa. Questo ancor prima dell’evento dell’annuncio angelico a Maria. E tuttavia Giuseppe non si tirò indietro, né oltraggiò le scelte personali di colei che oramai era formalmente destinata ad essere la sua sposa. L’annuncio dell’angelo Gabriele, poi, è stato un annuncio destinato alla sola Maria, la quale non violò – è sottinteso nei Vangeli – il segreto rivelatole dall’Angelo con sue personali rivelazioni al suo sposo. E così, sebbene afflitto da dubbi e tormenti, quando finalmente Giuseppe vide la sua sposa evidentemente in attesa di un figlio, non la afflisse con atti di violenza o di repulsione, ma escogitò dapprima una risoluzione di separazione da lei che, semmai, avrebbe dato pubblica umiliazione alla persona sua stessa, più che non a quella di Maria. Se la rivelazione a Giuseppe da parte dell’Angelo annullò i suoi disegni di allontanamento della sua sposa, per cui Giuseppe andò a vivere con lei, ciò non annullò contestualmente lo stato d’animo turbato e insieme umile del santo sposo di Nazaret, il quale non dubitò mai della verità dell’annuncio ricevuto dall’Angelo, né più dubitò della santità della sua sposa relativamente a quel concepimento. Costretto dalle disposizioni governative a scendere a Betlemme, Giuseppe seppe comportarsi in modo incomparabile sia come accompagnatore della Vergine (ormai prossima al parto), sia come lavoratore, dovendo in qualche modo mantenere la sua famiglia ormai allargantesi numericamente, ma anche come pura guida, come cioè colui che preserva la sposa e l’atteso (e poi neonato) bambino dalle fatiche del viaggio, dai pericoli del mondo, dalle tante necessità sociali. Una volta nato il bambino, ci viene narrato dai Vangeli sia della visita dei pastori (ai quali evidentemente Giuseppe diede cordialità e benvenuto), sia successivamente dei Magi, dai quali egli ricevette un sostegno economico per l’avvenire. La fuga in Egitto, infatti, annunciata ancora dall’Angelo, costrinse ancora una volta Giuseppe ad abbandonare la neo-acquisita stabilità domestica e lavorativa, e a mettersi ancora in viaggio, e questa volta verso una terra straniera, nella formale veste di “papà” del bambino ormai nato già da un po’. Tutta la responsabilità della paternità messianica era sulle sue spalle. Un abbattimento interiore, un cedimento, un rifiuto del disegno divino da parte di Giuseppe avrebbe mutato la storia della nostra salvezza. Giuseppe tuttavia ebbe una padronanza di se stesso, una fede invincibile ed una umiltà tali da non contraddire mai la volontà di Dio, sapendosi accomodare ad ogni prova nella quale veniva posto. Lo stesso ritorno a Nazaret, dopo la morte di Erode, segna il faticoso reintegro nella sua terra di un uomo puro, destinato ora al mantenimento e all’educazione di colui che “sarà chiamato Figlio dell’Altissimo”. Anche ciò che ancora ci dicono i Vangeli su di lui, ossia le due esperienze al tempio, quella della presentazione di Gesù e quella del suo ritrovamento fra i dottori, manifesta una capacità di autocontrollo e di affidamento a Dio, in Giuseppe, non conciliabile con alcuna delle altre figure maschili dei Vangeli. Sebbene non capisse molte cose degli eventi che avvenivano, egli non violò con curiosità e superbia umana quel mistero che riconosceva come insindacabile disegno di Dio per un bene maggiore. Della sua morte i Vangeli non parlano. Tuttavia, non parlando mai più di Giuseppe, ne suppongono la morte prima dell’inizio della vita pubblica di Gesù. Alcuni fonti extra-evangeliche, invece, la descrivono come avvenuta alla presenza santissima di Gesù e di Maria, fra sofferenze intense ma alleviate da un simile consorzio di astanti accanto a sé. Anche nel morire, Giuseppe manifesta la sua santità e la sua giustizia, ineguagliabili fra gli uomini del Nuovo Testamento. Amen

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Pubblicato da lacasadimiriam

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