“Da uomo virtuoso qual era, pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore” (At 11,24)
In questo passo del libro degli Atti, il termine “Βαρνάβας” (Barnabas), ci dice Luca, autore degli Atti, è un soprannome dato a un levita di Cipro, di nome Giuseppe, che lo stesso autore traduce con “figlio dell’esortazione”, sebbene non sia una traduzione letterale. In ebraico esso sembra significare “figlio dei profeti” (nabi’), anche se per altri studiosi esso ha un’origine babilonese, nel senso di “figlio di Nabu”. L’intendimento ebraico sembra però più verosimile, anche alla luce di quello greco usato da Luca in Atti 4,36. Certo è che questo personaggio, la cui conversione è progredita sino a meritargli delle competenze di primo livello nella comunità cristiana primitiva, viene comunque spesso emarginato nell’interesse comune, messo in disparte, negli studi e nella devozione, oltre che dalle figure apostoliche e da altre grandi figure discepolari, anche dallo stesso Paolo, il quale è debitore a Barnaba del suo inserimento nella comunità apostolica. Nel passo citato sopra, Barnaba è ad Antiochia, città importante dell’antichità cristiana, al tempo del primissimo sviluppo della fede cristiana fuori dalla Palestina. Egli è inviato lì da Gerusalemme, in veste di delegato apostolico, per sincerarsi dell’ortodossia della comunità. E ne rimane stupito, in senso positivo, “esortando tutti” – dice Luca, giocando con il suo soprannome – “a perseverare con cuore risoluto nel Signore”. Niente affatto marginale, tuttavia, è l’esortazione di Barnaba. Antiochia, certamente, aveva conosciuto delle testimonianze su Gesù Cristo da fonti variegate, alcune ellenistiche, altre ebraiche: il rischio della superficialità e della confusione dottrinale, come pure quello di un immediato entusiasmo seguito da un rapido ripensamento, era notevole. Per questo Barnaba esorta a “perseverare”, mediante una “fede risoluta” nel Signore. Dopo aver dato l’esempio di magnanimità, a inizio della sua conversione, vendendo un campo e dando il ricavato agli Apostoli, qui ci dà un esempio di esortazione, infondendo speranza ai neofiti antiocheni. E dopo ciò, il terzo atto di Barnaba è quello della “mediazione” con Paolo, accogliendolo un anno ad Antiochia e mediandone l’immagine con la comunità di Gerusalemme. Non solo “esortazione”, quindi, ma insieme “magnanimità e mediazione” sono le caratteristiche di questo discepolo, tanto necessarie anche al tempo presente. Amen.
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