Che cos’è questo, per tanta gente? – Gv 5,9 –
La necessità di non ridurre la moltiplicazione dei pani ad un fatto puramente materiale
Andrea pone questa domanda a Gesù dinanzi al desiderio di quest’ultimo di sfamare la folla radunata per ascoltarlo. Una folla che, in prima istanza, è già stata sfamata dall’ascolto della sua stessa parola. Il primo passo “nutritivo” è stato per così dire già compiuto, indipendentemente dalla consapevolezza della gente e dello stesso Andrea. Gesù tuttavia sa ogni cosa, ciò che necessita la gente, ciò che ha operato lui stesso e ciò che ancora opererà. Quando la parola di Gesù è viva e l’ascolto della gente è in atto, allora la disposizione di Gesù al miracolo è particolarmente condiscendente. Anche dal pochissimo si può ricavare così il molteplice. La domanda di Andrea precede – anche se in buona fede – questa comprensione. Non solo del fatto che Gesù possa di per se stesso moltiplicare quei pochi pani che lo stesso Andrea mostra per primo a Gesù, ma soprattutto del fatto che dall’ascolto spirituale della sua parola si moltiplichino le grazie nei cuori umani. Ciò implica la necessità di non ridurre la moltiplicazione dei pani ad un fatto puramente materiale. Essa si inserisce in un piano di Gesù che non è mirato unicamente alla soddisfazione dello stomaco, sebbene sappia Gesù che anche questa sia necessaria umanamente parlando. Questa incomprensione della trascendenza della atività miracolistica di Gesù non viene compresa, per primi, da coloro stessi che Gesù ha sfamato. La loro conoscenza di Gesù a moltiplicazione dei pani effetuata, si ferma al medesimo esito di quella che era vivente in Andrea prima che questa stessa moltiplicazione si compisse: una conoscenza troppo umana di ciò che Gesù nella sua manifestazione intende manifestare di se stesso. Se la fame spirituale – che Gesù al contempo genera e sazia negli uomini – non viene considerata quale vero e fondamentale appetito, allora il nutrimento corporale diventa un peso più che un vantaggio, un peso che oscura lo spirito e appesantisce la carne. In tal senso Gesù non è lieto quando vede questi stessi che sono stati da lui sfamati, venire ora a cercarlo – addirittura muovendosi attraversando il lago – a Cafarnao, dove nel frattempo Gesù si è spostato. Gesù infatti conosce le intenzioni umane e ogni sviluppo dell’umana conoscenza, e sa che appunto questa gente sta cercando un “Salvatore” che gratifichi e soddisfi unicamente le esigenze più materialmente intese dell’umano. Dal poco, è vero, Gesù ottiene il molto, e persino l’eccesso – se consideriamo che cosa ci promette in cambio della nostra fede in lui – e tuttavia questo “poco” deve sussistere entro un ordine spirituale e non unicamente materiale di comprensione.
Andrea questo l’ha certamente inteso, successivamente agli eventi in oggetto. Quelle persone (almeno la maggior parte di loro) che Gesù ha sfamato moltiplicando i pani, no. Cerchiamo allora di farci imitatori di Andrea, senza tuttavia passare anche noi – dato che veniamo dopo questa esperienza – dal dubbio e dall’incertezza iniziale che ci fa domandare a Gesù: “Che cos’è questo, per tanta gente?”
(F.G. Silletta – Studi)
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