“L’odio verso qualcuno, conduce sempre alla menzogna, e la menzogna conduce sempre al fallimento esistenziale, tanto più quando quest’odio è verso Gesù Cristo”

“L’odio verso qualcuno, conduce sempre alla menzogna, e la menzogna conduce sempre al fallimento esistenziale, tanto più quando quest’odio è verso Gesù Cristo” – Meditazione alla Casa di Miriam del 26 gennaio 2024:

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Se leggiamo con attenzione spirituale i Vangeli – e in specie quello di Giovanni – siamo soliti imbatterci nei resoconti (molto sintetizzati dagli Evangelisti) delle varie discussioni che Gesù ha dovuto sostenere contro i suoi avversari, soprattutto nei contesti specifici delle festività ebraiche, che raccoglievano moltitudini di persone al tempio di Gerusalemme. È in questi contesti che l’odio contro Gesù si è manifestato con maggior veemenza. Se in se stesso l’accanimento degli avversari di Gesù non ci sorprende molto (poiché ne è stato sviscerato il quid causale da Gesù stesso: le sue parole indicano ai suoi nemici i loro peccati, cf. Gv 7,7), è ancora più sorprendente come in alcuni casi quest’odio raggiunga non solo la perdita dell’equilibrio verbale (dal momento che nessuno è in grado di contestare con oggettività lo stesso Verbo divino), ma anche una forma assurda di menzogna e falsità. Volendo fare solo due esempi, fra i molti possibili, possiamo cominciare da quell’infinita e inutile discussione sorta – interrotta e poi ripresa – presso il Tempio, per il solo motivo che Gesù ha guarito, in giorno di sabato, un uomo infermo da 38 anni, presso la piscina di Betzatà. Ebbene, in questo contesto, Gesù ammonisce i suoi accusatori di “volerlo uccidere” solo per aver compiuto una guarigione. E i suoi nemici, a un certo momento, con odio e menzogna gli dicono che lui ha un demonio, poiché nessuno di loro lo vuole uccidere. A parte l’offesa – poiché l’accusa di essere un indemoniato è volutamente tale – vi è l’enorme bugia: “Chi vuole ucciderti?” (Gv 7,19). Consapevoli dei loro sentimenti omicidi, essi stessi, con fierezza e finzione, li negano, dando a Gesù dell’indemoniato solo per aver detto la verità. E poco dopo, infatti, l’Evangelista Giovanni evidenzia come “alcuni di Gerusalemme dicevano: Non è costui quello che cercano di uccidere?” (7,25).
Più palese ancora, tuttavia, è la menzogna – mista a falsità nella ricostruzione storica degli eventi – con cui quegli stessi iniziali ammiratori di Gesù – che in un primo tempo gli si erano avvicinati, allontanandosi poi da lui nel contesto del discorso sul pane di vita – affermano, come “discendenza di Abramo”, di “non essere mai stati schiavi di nessuno” (cf. Gv 8,33). Se considerate solo dal punto di vista politico, tale affermazione è falsissima, dati i molti popoli che lungo la storia hanno sottomesso gli ebrei (Egiziani, Babilonesi, Persiani, ecc.); se considerata in senso religioso, essa è comunque una definizione falsa, poiché in molti modi gli ebrei si sono nei secoli trovati commisti ad altre fedi (pensiamo a Elia e ai profeti di Baal, pensiamo all’ellenizzazione di Antioco IV Epifane, ecc.). Ma Gesù rinviene un terzo elemento di falsità in questa affermazione: essi (cioè coloro che lo stanno accusando) sono schiavi dei loro stessi peccati, e in tal modo non possono conoscere, né ereditare nulla da Dio, poiché ciò è concesso ai figli, non agli schiavi (cf. Gv 8,34-35).
Si sono poste quindi due esemplificazioni evangeliche (non sono certo le uniche) di come l’odio conduca alla menzogna, accecando non solo il senso della verità, ma anche l’intelletto e la ragionevolezza storica. Amen.

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