Gabrielle Bossis
Dal diario di Gabrielle Bossis, “Lui ed io – Conversazioni spirituali”
(Estraiamo da quest’opera alcune rivelazioni che Gabrielle ha ricevuto da Gesù):
22 aprile 1939
“Se il Padre ha preparato tante magnificenze nella natura, per tutti in generale, l’ha fatto anche per ognuno, come se ciascuno fosse il suo unico figlio. Oh, l’amore multiplo e per uno solo!
Il profumo di un’anima non è quello di un’altra.
Tu sai ciò che sei tu per me? Sei la ragione per cui ho vissuto e sono morto su questa terra.
Tu, piccola creatura, mi hai strappato dagli splendori del Padre mio per sottomettermi alle ignominie dell’uomo.
Io non vi ho lasciati durante i miei trentatre anni di vita e durante tutta l’eternità. Allora posso chiederti di non abbandonarmi volontariamente fino all’ultimo istante, all’istante del nostro incontro? Comprenderai allora, in quel momento, il bisogno di stringermi al tuo cuore a ogni respiro per tener sempre più vivo il tuo amore.
Ecco ciò che tu sei per me. Tu, proprio tu!”
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1 giugno 1939
“Vorrei che non si avesse più paura di me, che si guardasse il mio cuore pieno d’amore, che si parlasse con me come con un Fratello diletto. Per alcuni, sono uno sconosciuto. Per altri, un estraneo, un maestro severo, un esattore. Pochi vengono da me come si va in una famiglia amata. E il mio amore è lì che aspetta. Tu, di’ loro di venire, di entrare, di affidarsi all’Amore così come sono. Così come sono. Io li ristorerò, li cambierò. Avranno una gioia che non conoscono. Io solo posso darla. Ma che vengano! Di’ loro che vengano!” (con una voce piena di un grande desiderio).
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31 luglio 1939
“Vivi unicamente per me. Quando parli, si veda bene che in te ci sono solo io. Non temere di nominarmi nelle conversazioni. Tutti, senza saperlo, hanno bisogno di me. E il nome di Dio può svegliare il Bene nelle anime. Tu ne prenderai l’abitudine. Io ti aiuterò. Si verrà da te per sentire parlare di me. Perché dovresti temere, dato che io farò la maggior parte del tuo lavoro? Aiutarvi è la mia felicità. Chiamatemi in vostro soccorso, mie amate anime. Voi avete la libertà di volermi o di non volermi; e io resto qui, aspettando la vostra decisione con il cuore che batte. Il mio cuore desideroso della vostra scelta. Ama seminare il mio nome nelle parole che pronunci. Come una tenera riparazione per il dolore che mi procurano coloro che vogliono cancellarmi da tutto, persino dall’anima dei fanciulli. Semina il mio nome, io lo farò crescere”.
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8 agosto 1940
“Non scoraggiarti. Ci sono modi di avanzare, anche tramite le cadute: grida verso di me, non temere di gridare se cadi. Ma che questo tuo grido vada dritto verso il tuo unico Amico. Credi nella mia forza. Non ho afferrato Pietro che sprofondava nelle onde? Non mi credi più pronto ad aiutarti che a perderti? Ah! mia povera figliolina, quanto poco mi si conosce! Mi si vuole ignorare. Si auspica che io non esista, io, l’Essere! Accresci lo scarso numero di anime che si donano totalmente al mio amore. Serratevi attorno a me come se difendeste un vostro povero tesoro. Dico “povero”. Vorrei essere il grande “ricco” di anime! Ma il rapitore porta via molte pecorelle. Eppure, io le chiamo ognuna per nome. Aiutami! Unisciti alle mie pecorelle fedeli con ogni tua Via Crucis, con i tuoi buoni esempi, le tue amabili parole. Prolungami sulla terra. Io ci sono ancora, grazie a voi. Lasciami vivere intensamente, grazie a te. Prestami la tua intelligenza e il tuo corpo; e tu, nel cielo, possiederai la mia Essenza. Non saremo tutto l’uno per l’altro?”
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21 settembre 1940
“Vedi come l’azione del sole è importante nelle cose della terra. Le anime comprenderanno che Dio è il loro Sole vitale, il grande Incantatore della durata dei loro giorni? L’unico Scopo della loro esistenza? Ricordati questa preghiera: “Signore, liberami dalla preoccupazione delle sciocchezze”. Tutto è poco, eccetto Dio. Ogni giorno dovete aumentare la sua vita in voi. Nell’altra vita, vi chiederete: “Come ho potuto restare un solo istante senza amarlo?!”. Per darvene il merito, ho voluto che mi cercaste nell’oscurità, che mi trovaste nella penombra. La chiarezza ineffabile sarà per dopo. Non ho io stesso attraversato ore tenebrose quando la mia Divinità sembrava allontanarsi dalla mia Umanità? Ah! come ho ben fraternizzato, sposando tutte le vostre debolezze, miei poveri figli! Sono stato veramente un “Uomo” tra gli uomini. E anche prima della mia Passione, sapevo cos’era la sofferenza. L’amavo, per amor vostro. Amatela per amor mio. La trasformerò in conversione per altri, in gloria per voi, poiché tutto si ritrova Lassù, sul mio Cuore. Dunque, prendete coraggio a soffrire, figliolini miei. Vi sono delle anime che non possono più fare a meno di soffrire, tanto hanno sperimentato che questo le avvicina a me. Benché io vi ami tutti senza sosta, con che amore speciale considero quelli che soffrono tra i miei figli! Il mio sguardo è più tenero, più affettuoso di quello di una madre, certamente! Non sono io che ho fatto il cuore di una madre? Volgete dunque a me i vostri occhi desolati! Esponetemi la vostra pena, cari piccoli che siete già nel mio Cuore e vi credete così lontani! Cercate di trovarmi ogni giorno in voi stessi e là, come dei piccolini, datemi i segni di tenerezza che dareste a una madre, a un padre amato. Quanto sarete felici quando ne avrete presa l’abitudine. Come diventerà dolce la vostra vita! E io vi benedirò perché avrete finalmente risposto al mio appello. L’appello di colui che stava in piedi alla porta, ascoltando se il rumore di casa era a suo favore; e se egli sta “in piedi” è perché sa che si può scacciarlo. Talvolta, non si vuole neanche che Lui aspetti, gli si dice: “Non entrerete mai da me!”, come se Lui fosse un malfattore, Lui che è morto d’amore per loro. Ma quando gli si dice: “Entrate!” e quando si aggiunge: “Restate! Vivete con noi!”, questo povero solitario prova allora quella gioia che Egli chiama “le delizie dei figli degli uomini”. Questo voi non lo sapete, ma Dio lo sa, e conoscerete più tardi la somma delle delizie che avete procurato al vostro Salvatore. E queste anime che conversano di continuo con me nel loro intimo, quanta allegrezza non mi danno? Tu non sai che cos’è, figliolina mia, nella solitudine a cui tanti mi abbandonano, sentire che in un cuore c’è il grande Amico, il preferito, l’unico atteso!”
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6 marzo 1947
“Amo ciascuna anima con amore particolare e personale. Vedo ciascun individuo, comprendi? Il mio amore non è un amore di massa. Ho bisogno di ogni anima come se fosse tutta sola al mondo, come se l’universo fosse stato creato solo per lei, ma il mio cuore è ancora più grande. Questo pensiero t’infonda forza e calma sorridente”.
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25 dicembre 1947
“Il buon ladrone ha compreso l’amore e ha mandato un grido di dolore. Pochi istanti dopo si riposava sul mio cuore. L’amore chiama l’amore. Rispondimi. Ho sete di te. Che cosa ti impedisce di venire? I tuoi peccati ripetuti? Le tue infedeltà? Le distrazioni? Le dimenticanze? Le memorie peccaminose? M’incarico io di tutto. Raccolgo le miserie e le cambio in gioielli preziosi. Dammi tutto: vuoi dire che rimane ancora qualcosa in te che non appartiene già a me?”
Fonte: La Casa di Miriam Torino