“Umiliati, prima di cadere malato” Sir 18,21 – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 21 giugno 2023

“Umiliati, prima di cadere malato” Sir 18,21 – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 21 giugno 2023

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona

Gesù, questa sera vogliamo abbandonare ogni nostra attività e dedicarci per un tempo alla contemplazione del tuo mistero, invocando te in mezzo a noi come ermeneuta di te stesso. Ti cerchiamo nelle tue parole e noi stessi in esse, nei risvolti che esse hanno in noi e per noi. Tutto ciò che dici, infatti, ha un fine salvifico per noi e nessuno più di te è capace di illuminarci rispetto alla natura del tuo linguaggio ed al senso delle parole. Così questa sera, come quei discepoli che si radunavano attorno a te, fosse pure sull’erba umida o sulla cima di un monte, anche noi ci raduniamo attorno a te, invocandoti fra noi, affinché esplichi per noi il tuo messaggio d’amore che, nell’occasione presente, decidi di donarci. Nel testo del Siracide sono molti gli insegnamenti che ci vengono dati, mediante brevi frasi o sequenze di proposizioni. Nel poco del linguaggio, chiedi molto al nostro cuore. Il tuo desiderio è infatti la nostra crescita nella fede, sino a quel raggiungimento della perfezione che nel tuo Vangelo, espressamente, hai esplicitato. Come raggiungere una meta così apparentemente impensabile per noi peccatori, sensibili al mondo e incostanti nella vita spirituale? Ecco che tu ci dai un’ammonizione, oggi; un avviso, un’esortazione e, se vogliamo intenderla ed accoglierla più radicalmente, un comando. Il tuo sguardo è infatti di natura preventiva e salutare sui risvolti negativi della nostra esistenza: la possibilità di “cadere malato” – e malato anche nel peccato – è sempre all’orizzonte di questa nostra vita sulla terra. Il nostro cammino di fede è intriso di pericoli e difficoltà, che possono generare cedimenti spirituali cui fanno seguito le cadute corporali. La tua sollecitudine, oggi, è in modo speciale accentuata dal tuo esortarci a prevenire ogni caduta, ogni inciampo lungo il cammino. Non sempre, infatti, vediamo il male dove oggettivamente è; non sempre siamo capaci di individuarne il pericolo e, qualche volta, anche dinanzi ad un pericolo non siamo capaci di rinunciare a sfidarlo, sentendoci forti laddove invece siamo deboli e miserabili. Tu ci esorti a stare attenti, perché non sappiamo a quale ora venga il ladro a scassinarci la casa. E in tal senso, in questa esortazione del Siracide che questa sera meditiamo, recepiamo la tua avvertenza alla prudenza, mediante un atteggiamento assai preventivo che, anche qualora non ci accorgessimo del male, di per se stesso esso ci impedirebbe di caderne intrappolati. E qual è questo atteggiamento preventivo? Quello della penitenza e dell’umiliazione. Annullando alcune nostre potenze umane e ponendole al tuo servizio, rinunciando ad alcune nostre signorie su noi stessi per deporle al tuo governo, umiliando i nostri sensi e i nostri istinti sotto l’egida della tua ragione – che è una ragione provvida e salvifica – preventiviamo l’irruenza del male, non tanto nella sua tentazione, quanto nel suo possesso su di noi, in modo tale da non cadere, poiché tu sei con noi a guidarci in ogni passo. Con te vicino, uniti al tuo cuore, non è possibile che il male prevalga. Mai. Per questo il dolore di una rinuncia, la fatica di un sacrificio o l’umiliazione di un passo indietro rispetto a noi stessi, risultano l’opposto di ciò che appaiono: non più privazioni di umana felicità, ma salvaguardia dall’umana caduta, che genera dolore e sconfitta. Rialzarsi da una caduta è sempre una attività faticosa e niente affatto scontata, tanto più quando la caduta è di natura spirituale. Il rischio non è, infatti, solo quello di non riuscire più a rialzarsi, stando in piedi come prima, ma molto peggio, di non voler nemmeno più che ciò avvenga, per non rischiare di cadere ancora. È il rischio della compiacenza nella stagnazione, della compiacenza nella sconfitta rispetto all’elevazione spirituale che tu ci chiedi; la compiacenza al mondo, rinunciando alla tua richiesta etica ed esistenziale. Tu ci esorti a prevenire tutto ciò, mediante un previo sacrificio che si rivelerà poi assai più gratificante di ogni umana gratificazione: l’umiliazione di noi stessi, al fine di non cadere malati. Malati nel corpo, malati nello spirito, malati nel peccato, comunque sia imbruttiti, scemati nel nostro slancio spirituale alla tua sequela, attorcigliati a noi stessi. Ti invochiamo, Gesù, affinché ciò non ci accada mai e, se ci è già accaduto, oggi ti chiediamo perdono. Solo con te e per te l’umiliazione ha un senso e una prospettiva di gioia e di salvezza. Fa’, dunque, che sappiamo e che vogliamo davvero offrirti la nostra umiliazione al fine di non cadere malati, ma di ricevere, piuttosto, la tua compiacenza di Signore e Dio. Amen

 

Pubblicato da lacasadimiriam

La Casa di Miriam è un centro editoriale cattolico ed un cenacolo di preghiera operativo 24h