“È più facile che cadano il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge” (Lc 16,17) – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 30 gennaio 2024

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“È più facile che cadano il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge” (Lc 16,17) – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 30 gennaio 2024

L’Evangelista Luca rende in questo modo ciò che Matteo contestualizza in modo differente nel suo Vangelo. Luca pone la questione con uno schema letterario ipotetico: “È più facile che…, anziché…”. Matteo imbastisce invece il suo discorso in modo narrativo: “Fino a che non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia compiuto”. Luca, poi, isola queste parole, come pure quelle successive relativamente al combattimento del regno dei cieli dalla predicazione di Giovanni a Gesù. Matteo invece preferisce armonizzarle nel contesto del grande discorso della montagna, contestualizzandone il senso con quanto precede e quanto segue. Sono scelte letterarie che non alterano il senso comune della questione: Gesù non è venuto ad abolire la Legge, ma a compierla, e in tal senso essa va ossequiata con intensità di spirito nei suoi più minimali dettagli, senza pensare che Gesù sia venuto a sovvertirla o a modificarla. Ma di quale Legge si sta parlando, qui? E cosa significa l’immagine del trattino o dello iota, che non deve essere trasgredito? La Legge di cui Gesù parla qui – e in ogni contesto in cui ne afferma l’obbedienza – è quella del Sinai, nella limpida, semplice, chiara e inalterabile espressione data mediante le dieci parole, ossia quei comandamenti che tutti conosciamo (e che tutti conoscevano al tempo di Gesù). Non c’è quindi alcun riferimento di Gesù a quei 613 precetti mediante i quali la legislazione divina è stata a suo modo complessificata. Gesù parla ai semplici di cuore e chiede l’osservanza di ciò che è semplice di natura, cioè i dieci comandi di Dio. L’immagine dello “iota”, ad intendere ciò che nemmeno a livello minimale deve essere trasgredito di questi dieci comandi, è utilizzata non perché vi siano cose più grandi e altre più piccole nella Legge stessa di Dio, ma piuttosto per esprimere l’intensità dell’adesione a essa. Nemmeno uno iota (esso è il più piccolo segno dell’alfabeto Greco: è però più facile supporre che Gesù, parlando in aramaico ai suoi uditori, abbia usato l’immagine dello “iod”, anch’esso il minuscolo segno dell’alfabeto aramaico), significa che in nessun modo quei dieci comandi vanno trasgrediti vivendoli con minimale osservazione. Lo stesso Matteo aggiunge subito dopo che “Chi trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, sarà considerato minimo nel regno dei Cieli”. “Minimi” è sempre sintomatico dell’adesione al precetto, non del precetto stesso. Nei dieci comandi, infatti, non esiste un commando “minimo”. Anche se alcuni volgono direttamente a Dio, altri meno e più direttamente all’uomo, è sempre volta a Dio l’offesa della trasgressione, anzitutto. Ciò che dunque l’immagine dello iota esprime, è la piccolezza, nel senso della sufficienza (che diviene ipso-facto insufficienza) nella pratica e nell’osservazione. Se minimale è quest’ultima, minimale è il premio. Gesù quindi non scherza affatto con i comandi sinaitici, ma anzi li valorizza all’estremo della loro significazione. Amen

 

Pubblicato da lacasadimiriam

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