“Davanti a lui cammina il fuoco e brucia tutt’intorno i suoi nemici” (Salmo 97,3) – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 4 dicembre 2023

 “Davanti a lui cammina il fuoco e brucia tutt’intorno i suoi nemici” (Salmo 97,3) – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 4 dicembre 2023:

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Il salmista evoca qui il fuoco, in ebraico reso con “esh”, lo stesso termine, per capirci, del roveto ardente di Esodo 3,2 ecc. A questo fuoco è assegnato un verbo di movimento, ossia “camminare” (halak), e dunque esso viene personalizzato, come entità che precede il Signore nel suo movimento. E a differenza del fuoco del roveto di Mosè – che non consumava il roveto stesso sebbene bruciasse in esso – questo fuoco consuma tutti i suoi nemici, ha cioè un’attività di devastazione rispetto a ciò che gli si oppone. Le parole con cui il salmista ne loda la potenza, coinvolgono il cosmo e la natura creata, poiché si dice che, ad esempio, “vede e sussulta la terra” (v. 3), “I monti fondono come cera” (v. 4), “I cieli annunziano la sua giustizia” (v. 6), ecc. Non c’è possibilità di non partecipazione al passaggio del Signore, ognuno secondo la sua natura. Persino gli idoli della terra, in quanto realtà opponentisi all’unicità di Dio, sono chiamati a partecipare al passaggio divino, e nell’unico modo concesso alla loro natura, cioè quella dell’essere umiliati.

Qui ci interessa, tuttavia, meditare sull’immagine del fuoco che cammina davanti al Signore. L’interpretazione non deve essere, infatti, soltanto materiale. Il fuoco divino brucia nell’anima umana di quanti lo invocano, e si rivela come un tormento ustionante per l’anima dei suoi nemici. Il salmista vuole evidenziare, con questo fuoco, l’onnipotenza di Dio, che salva i giusti dalle mani degli empi (cf. v. 10), associando, all’idea di fuoco, quella di “luce” (ebraico “or”): “Una luce si è levata per il giusto” (v. 11). Il rimando messianico è qui più che incipiente, sebbene luce si possa intendere spiritualmente come interiore illuminazione. “Luce” sarà una delle immagini che maggiormente Gesù volgerà a se stesso. Egli è quella Luce, egli stesso è quel fuoco. Non è possibile, quindi, non relazionarsi a Dio senza incontrare il fuoco bruciante che viene emanato dal Figlio, “levatosi” dalla sua dimora divina per divenire Luce del mondo. Una Luce che brucia, nel bene e nel male: come fuoco di gioia per i giusti, che vengono avvolti in esso come partecipazione al regno di Dio, ma anche un fuoco divorante per gli empi, che si sono resi adoratori di idoli inutili e vani.

Un teologumeno, qui, può introdurre l’idea stessa di “inferno” come antitesi della signoria di Dio, evocata nel versetto iniziale di questo salmo: “Il Signore regna, esulti la terra”. Il regno di Dio, infatti, sia nella partecipazione salvifica ad esso, sia nell’opposizione antitetica di chi vi si autoesclude, ha nel fuoco la sua immagine potenziale, particolarmente emblematica nella comune esplicitazione dell’inferno: un fuoco di assenza, anziché di presenza di Dio, che brucia con potenza ogni opposizione a lui. Amen.

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