“Non ha inteso la santità di Maria colui che afferma che l’essere stata concepita senza peccato le abbia semplificato – per alcuni addirittura “implicato” – il rimanere innocente tutta la vita” – Meditazione alla Casa di Miriam del 24 gennaio 2024 ***

Was Mary sinless? Was Mary without sin? - Quora

“Non ha inteso la santità di Maria colui che afferma che l’essere stata concepita senza peccato le abbia semplificato – per alcuni addirittura “implicato” – il rimanere innocente tutta la vita” – Meditazione alla Casa di Miriam del 24 gennaio 2024 ***

Capita di sentire questo tipo di affermazioni, relativamente alla Madonna, quasi che ella avesse avuto dei meriti soltanto relativi rispetto alla sua stessa santità, come se tutto in lei fosse dipeso dall’assenza del peccato originale. In tal senso, alcuni enfatizzano l’argomento, giungendo addirittura a sostenere che san Giuseppe abbia avuto dei meriti più grandi di Maria in riferimento alla sua santificazione. Non c’è nulla di plausibile, tuttavia, in queste affermazioni. Non si conosce, infatti – e il tempo attuale risente molto di questa non conoscenza – il potere decisivo e determinante della volontà soggettiva. Maria, al di là del suo immacolato concepimento, non ha voluto peccare, mai e in nessun modo. Per dirla in un senso positivo anziché negativo, Maria ha voluto essere sempre fedele a Dio, in ogni cosa, tutta la vita. Anche Eva è nata senza peccato e, a differenza di Maria, è nata anzitempo rispetto al peccato stesso, che non esisteva ancora (umanamente parlando, poiché quello angelico si era già consumato). Maria è invece nata in un tempo storico in cui il peccato regnava nel mondo. E tuttavia Eva non ha voluto, al di là delle persuasioni del tentatore, rimanere fedele a Dio, in ogni cosa. Ha cercato una emancipazione da lui il cui esito è stato unicamente quello dell’ingresso del peccato in lei. Eva ha avuto un problema di volontà, non certo di intelletto, essendo quest’ultimo disposto perfettamente alla conoscenza di ogni cosa fosse utile alla sua salvezza e a quella della sua discendenza. Eva non ha voluto obbedire. In questa volontà negativa, più che non nella nascita senza peccato, sta la rottura del principio santificante. Al contrario di Eva, la volontà di Maria si è mossa sempre nella direzione dell’obbedienza a Dio, fosse pure il dolore più grande quello che fosse riservato a una simile volontà. Maria intellettualmente conosceva in tutta la sua estensione drammatica il peccato umano, capace di giungere persino al deicidio. E ciò nonostante, pur nell’assoluta solitudine storica della sua volontà, ha voluto obbedire a Dio, non aderire mai alle vie di fuga dal dolore, sempre peccaminose perché contrarie a Dio, che il tentatore proponeva anche a lei. La sua concezione immacolata, in tal senso, non le ha garantito alcunché rispetto alla sua eroica e invincibile rinuncia al peccato lungo tutta la sua vita. Se l’essere stata concepita senza peccato è opera di Dio, la rinuncia volontaria al peccato negli anni della sua vita terrena è stata opera di Maria, sebbene la grazia ne abbia sostenuto la forza di volontà. Semmai, l’essere concepita senza peccato, al contrario di ciò che molti pensano, ha moltiplicato i dolori di Maria vivente nel mondo: oltre che per la solitudine di volontà, infatti, che sopra abbiamo citato, Maria percepiva in ogni persona l’enorme effetto del peccato in essa, e nel suo amore ha sofferto terribilmente, per il principio di carità, affinché sin dove possibile ognuno venisse purificato dalla sua inimicizia con Dio – che è l’effetto del peccato – sino al dono estremo di suo Figlio per obbedienza al Padre. La volontà di obbedienza a Dio, da parte di Maria, non ha eguali nella storia umana. Ma la ragione fondamentale di questo non è tanto l’essere stata concepita senza peccato, ma la sua volontà storica di non peccare mai.

Teniamo conto, inoltre, che con il battesimo tutti noi non siamo più eredi della colpa originaria, sebbene resti vivo il fomite di peccato. Tuttavia, se la nostra volontà fosse ferma nella rinuncia all’inimicizia con Dio mediante il peccato, quest’ultimo non l’avrebbe vinta su di noi. Come dice Giovanni Apostolo, chi è nato da Dio non pecca, poiché un germe divino abita in lui. Il problema è quindi relativo alla nostra volontà storica: vogliamo noi obbedire a Dio in ogni cosa, sempre, fino alla fine della nostra vita? Vogliamo rinunciare al peccato, anche quando esso sembra una consolazione o addirittura una gioia? Amen.

*** Testi di F.G. Silletta

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