Solo l’Evangelista Marco “abbonda” (pur relativamente), nell’uso del termine “Vangelo”. Questo termine, infatti, compare nel suo scritto evangelico 8 volte. Matteo ne dimezza invece l’uso a 4 volte, mentre Luca non lo usa mai come sostantivo (usa però il verbo “evangelizzare” una decina di volte) e Giovanni per nulla, esprimendosi in altra forma sia sostantiva che verbale.
“Vangelo” appare dunque – se vogliamo – come un termine piuttosto “marciano” a livello dei puri racconti evangelici. In realtà, tuttavia, il termine è pluri-utilizzato da san Paolo (60 volte), lungo il suo epistolario: ciò fa ritenere in qualche modo “paolina” la filogenesi di questo vocabolo. Chissà. Le nostre sono solo osservazioni estrinseche.
Certo è che oggi utilizziamo con frequenza questa così “bella” (anche etimologicamente) parola: “Vangelo”, seppure in un percorso semantico alle volte piuttosto ampio e non riducibile ad una sola linea ermeneutica (es. il Vangelo come testo, il Vangelo, come annuncio, il Vangelo come approccio alla vita, ecc.).
Amen.
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