“Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole” (Lc 1,20) – Il verbo “siopao”
Tutti conosciamo l’esito dell’incredulità del sacerdote Zaccaria, padre di Giovanni il Battista, dinanzi all’annuncio dell’angelo Gabriele della sua nascita: l’esito fu quello di rimanere “muto” sino al giorno della nascita dello stesso Giovanni. Tuttavia è interessante considerare come quel “mutismo” di Zaccaria sia destinato a pervadere anche il suo spirito e non soltanto ad impedirgli di parlare da un punto di vista locutorio. In tal senso, il castigo della sua incredulità è molto più esteso di un semplice e temporaneo mutismo. Ci aiuta in questo senso – così almeno pensiamo noi – il verbo greco con il quale Luca esprime questa condizione che toccherà a Zaccaria: il verbo è “siópaó”, che non è soltanto indicativo di una condizione di mutismo verbale come la pensiamo abitualmente applicata a chi non può oggettivamente parlare. Questo verbo significa “stare in silenzio”, talvolta volontariamente, talaltra – come per Zaccaria – forzatamente. Stare in silenzio perché non si è in grado, intellettualmente, di dire alcunché, come accaduto talvolta ai farisei dinanzi alle domande poste loro da Gesù. Ma anche a Gesù stesso questo verbo viene talvolta applicato, nel contesto del suo silenzio processuale, un silenzio volontario ma non dovuto all’incapacità di rispondere, bensì al rispondere mediante il silenzio stesso. E dunque a Zaccaria, come punizione della sua incredulità, viene data – e forse anche “donata”, dato il suo senso espiatorio – questa pena temporanea di un radicale “silenzio”, interiore ed esteriore, che come sappiamo sarà poi vinto, per divina concessione, quando nascendo Giovanni egli canterà, con l’intelletto e con la bocca, il canto del Benedictus.
Egli non è infatti nella condizione di parlare, nel contesto del suo mutismo, ma nemmeno di essere interiormente loquace, se non dinanzi ad interventi straordinari della grazia, come quello occorso al momento della scrittura del nome di Giovanni sulla lavagnetta. Qui, tuttavia, la pena può considerarsi già evoluta e consumata.
Amen
Edizioni e Libreria Cattolica La Casa di Miriam
Piazza del Monastero 3 – 10146 – Torino