“Sulla visita di Gesù a Nazareth”

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“Sulla visita di Gesù a Nazareth” – Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam – Studi

“L’evangelista Luca descrive la vita pubblica di Gesù proprio cominciando da un luogo che non menzionerà mai più lungo tutta la sua redazione, ossia la città di Nazareth (Lc 4,16-30). Si tratta appunto del resoconto della visita di Gesù a sua madre, nella città della propria infanzia, forse preannunciata nel racconto già analizzato di Mc 3,31-35 (“Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare […]”). Luca ha in comune questo episodio con la redazione marciana di Mc 6,1-6 e con quella matteana di Mt 13,53-58, dove pure viene presentata la visita di Gesù a Nazareth, ma ciò nonostante si presenta per certi versi indipendente da queste fonti nella prospettiva teologica con cui elabora il proprio resoconto. Egli, infatti, pone questo episodio a ridosso del racconto delle origini e dell’infanzia, immediatamente dopo le tentazioni nel deserto, quasi a stabilire una linea di continuità fra l’infanzia nascosta e l’inizio della vita pubblica di Gesù, proprio servendosi di questa città, per l’appunto Nazareth di Galilea, e soprattutto del rapporto singolare che Gesù ebbe con essa.
Ora, ciò che interessa alla nostra riflessione è la totale assenza del nome di Maria in tutto il riporto lucano, pur trattandosi, con buona probabilità, di una visita di Gesù in quella città compiuta principalmente per salutare sua madre. Questa omissione può sorprendere, soprattutto, considerato come invece venga menzionato Giuseppe, seppure una volta sola e per bocca dei nazaretani, in Lc 4,22: “Non è il figlio di Giuseppe?”.
La sorpresa, tuttavia, può serenamente ripiegarsi nell’analisi di quanto da noi detto sopra relativamente all’economia di Marco, nella redazione del quale è Maria e non il suo sposo colei che viene rivendicata dalla folla quale presunta prova della non divina filiazione di Gesù. Luca, infatti, sembra considerare l’ovvietà, nella mente dei nazaretani, del riferimento al padre piuttosto che non alla madre quale criterio di elaborazione della discendenza, dimostrandosi allora coerente con se stesso, considerato ciò che scrive riguardo alla genealogia di Gesù in 3,23: “Gesù quando cominciò il suo ministero aveva circa trent’anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli”.
Quel ‘come si credeva’ (gr. ώς ένομίζετο), infatti, può facilmente essere inquadrato anche nel contesto della vicenda di Nazareth che stiamo esaminando, dando credito al valore della tradizione maschile nella ricostruzione della discendenza e ponendo, al contempo, la redazione di Marco nella singolare posizione, peraltro da noi già sottolineata, di essere intenta ad un elogio della maternità mariana.
Proprio quest’oggettività secondo cui “nell’ambiente tipicamente giudaico di Nazareth si veniva chiamati in riferimento al proprio padre, si era figlio della tal persona” (De la Potterie), la redazione lucana della visita di Gesù a Nazareth sembra più antica di quella marciana, nel quale la presenza dell’espressione il figlio di Maria appare già come una elaborazione teologica posteriore […]”
(Francesco G. Silletta – Studi su Maria – Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam – Piazza del Monastero, 3 – Torino – Tel. 3405892741)

 

 

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