Un versetto del Salmo 78 (77) che è una lezione di teologia sul motivo della divina pazienza manifestata nei secoli:
“(Dio) ricordava che essi sono di carne,
un soffio che va e non ritorna”.
Cosa siamo, con tutta la nostra superbia, la nostra arroganza, la nostra vanità, davanti a Dio? Carne, cioè un soffio che non torna. Siamo destinati alla corruzione del nostro corpo, al quale per lunga parte della nostra esistenza diamo la massima importanza, molto maggiore a quella data allo spirito, che invece è immortale.
Quale tristezza, tutto questo, ma Dio ciò nonostante ha una infinita misericordia: l’ha avuta in passato, l’ha avuta al tempo della sua incarnazione, la sta avendo nel tempo presente.
In un altro salmo è scritto che Dio conosce i pensieri dell’uomo, essi non sono che un soffio. Del resto, dove domina la carne sullo spirito, dove vi è pesantezza della materia sulla leggerezza trascendente dello spirito umano, i pensieri non possono che essere limitati, inefficaci, “un soffio” dinanzi a Dio.
E dunque proprio perché così carnali, molto difficilmente riceviamo da Dio quelle illuminazioni interiori, quelle rivelazioni di grazia e di conoscenza di lui che, se vivessimo secondo lo spirito, da lui gratuitamente riceveremmo come dono e salvezza.
Ma Dio, come dice il salmo citato all’inizio, sa tutto questo: sa che noi siamo di carne, “un soffio che va e non ritorna”.
Amen
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