“Che cosa vedi?” – domanda il Signore al suo neo-profeta Geremia

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“Che cosa vedi?” – domanda il Signore al suo neo-profeta Geremia. Lo stupito uomo di Anatot, gli risponde: “Un ramo di mandorlo”. Come a dire: nulla di speciale. Ma nelle domande che Dio ci pone, interpellando il nostro intelletto, non vi è mai nulla di inutile. Talvolta, piuttosto, può apparire misterioso, e solo la preghiera continua e l’esplicitazione di Dio stesso possono dare una luce a quel mistero. E così Dio spiega al suo profeta che egli ha visto bene: un ramo di mandorlo. In ebraico, lingua della redazione di quel testo, “mandorlo” si dice: “shaqed”. E tuttavia non è affatto il mandorlo in quanto tale ciò che interessa a Dio che il profeta in questo momento comprenda: piuttosto, è la vicinanza linguistica di quel termine ebraico, “shaqed”, con quella teologica di un altro termine molto simile ad esso, ossia “shoqed”, che significa: “Io vigilo”. Ecco allora che Dio rivela a Geremia, attraverso l’apparente insignificante immagine del mandorlo, come egli abbia l’assoluta vigilanza sulla parola profetica che egli gli sta ponendo sulle labbra, al fine che essa si compia.

Nella fede, dobbiamo essere capaci di trascendere quegli apparenti misteri che tanti elementi interiori o esteriori a noi rendono talvolta incomprensibili, inducendoci a dubitare di Dio.

Egli, infatti, come dice a Geremia, vigila sulla sua stessa parola, affinché in tutto essa si compia.

Amen

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