– Sul ruolo di Maria nella conoscenza di San Paolo –

– Sul ruolo di Maria nella conoscenza di San Paolo –
 
 
“[…] Otto Kuss, erudito conoscitore di san Paolo, al fondo del suo imponente studio intitolato “Paolo. La funzione dell’Apostolo nello sviluppo teologico della Chiesa primitiva”, nell’Indice analitico non presenta neppure una volta il nome di Maria, proprio perché esso non viene mai citato nell’intera trattazione. Ciò attesta come in non pochi studiosi di Paolo e della sua teologia sussista una sorta di intrinseco disinteresse mariologico, attribuito, parrebbe, ad una impossibilità di collegamento fra i due poli di argomentazione.
In At 9,28, tuttavia, è scritto che Paolo “andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore”. In questo suo andare e venire, come abbiamo attestato parlando del suo incontro del 42 d.C., Paolo deve certamente avere conosciuto ed assaporato l’amore, la sapienza e l’intercessione di Maria, la quale in quanto Madre (cfr. Gv 19,25) è stata la luce primordiale e principale nell’economia di conversione del neofita Paolo. Infatti, come scrive bene Giovanni Paolo II, “quel primo nucleo di coloro che nella fede guardavano “a Gesù, autore della salvezza” (LG 9) era consapevole che Gesù era il Figlio di Maria, e che ella era sua Madre, e come tale era, sin dal momento del concepimento e della nascita, una singolare testimone del mistero di Gesù, di quel mistero che davanti ai loro occhi si era espresso e confermato con la Croce e la risurrezione. La Chiesa, dunque, sin dal primo momento, “guardò” Maria attraverso Gesù, come “guardò” Gesù attraverso Maria” (S. Giovanni Paolo II, Redemptoris mater, 26).
Anche alla luce di quanto Paolo stesso rivela, ossia che “vi ho trasmesso, anzitutto, ciò che a mia volta ho ricevuto” (1Cor 15,3), occorre allora prudentemente non sottovalutare il concorso mariano in seno alla conoscenza, alla comprensione ed all’attività apostolica di Paolo, considerando e cercando di approfondire sempre di più quel processo di trasmissione di rivelazione che lo stesso Apostolo afferma di trasmettere a sua volta e che ha quale fondamentale momento di mediazione e di approdo teologico non soltanto la “notizia ecclesiale”, bensì la profondissima estensione dell’amore, dell’annuncio e della sapienza mariana […]”
(Francesco G. Silletta – “La presenza di Maria da una lettura sinottica delle lettere paoline” – Sussidi allo studio – La Casa di Miriam Torino)
 
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