“Magistero e Teologia” (1975)

Da un documento della commissione teologica internazionale, intitolato “Magistero e Teologia” (1975) ***:
 
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Per Magistero ecclesiastico s’intende il compito d’insegnare che, per istituzione di Cristo, è proprio del collegio episcopale o dei singoli vescovi uniti col Sommo Pontefice in comunione gerarchica; si dicono teologi quei membri della Chiesa che, per studi e per vita vissuta nella comunità di fede della Chiesa, sono qualificati nell’approfondire la Parola di Dio secondo il metodo scientifico proprio della teologia, ed anche – in forza della missione canonica – nell’insegnare.
[…] Benché in maniera analogica e con modalità proprie all’uno e all’altro, l’elemento comune dei compiti del Magistero e dei teologi è «conservare, penetrare sempre più profondamente, esporre, insegnare, difendere il sacro deposito della Rivelazione» a servizio del popolo di Dio e per la salvezza di tutto il mondo. Tale servizio prima di tutto deve mettere al sicuro la certezza della fede, cosa che vien fatta in maniera diversa dal Magistero e dai teologi, senza tuttavia che si debba o si possa stabilire una netta separazione.
[…] sia il Magistero sia i teologi sono egualmente vincolati:
 
1) dalla Parola di Dio, perché «il Magistero non è superiore alla Parola di Dio, ma ad essa serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso […]
2) dal sensus fidei della Chiesa dei tempi passati e di oggi […]
3) dai documenti della tradizione, attraverso i quali viene proposta la fede comune del popolo di Dio. […]
4) dalla cura pastorale e missionaria verso il mondo, nell’esercizio del loro compito. […]
 
[…] bisogna parlare della diversità delle funzioni proprie del Magistero e dei teologi:
 
1. È compito del Magistero difendere autoritativamente l’integrità cattolica e l’unità della fede e dei costumi. […]
2. La funzione dei teologi è in certo modo mediatrice tra il Magistero e il popolo di Dio; infatti «la teologia ha una duplice relazione con il Magistero della Chiesa e con l’intera comunità cristiana. Essa è, in certa misura, mediatrice tra la fede della Chiesa e il Magistero […]
 
Diverso è anche il tipo di autorità, in forza della quale il Magistero e i teologi esercitano il loro ufficio:
 
1. Il Magistero deriva la propria autorità dall’ordinazione sacramentale, la quale «conferisce pure, coll’ufficio di santificare, gli uffici di insegnare e governare» […] è partecipazione della autorità di Cristo. […]
2. I teologi hanno una propria autorità specificamente teologica derivante dalla loro qualificazione scientifica, la quale tuttavia non può venir separata dal carattere proprio di tale scienza, che è scienza della fede, e che non si può esercitare senza una viva esperienza e pratica della fede.[…]
 
Una certa differenza tra il Magistero e i teologi si ha anche nel modo con cui sono legati alla Chiesa.
1. Il Magistero è un compito ecclesiale ufficiale conferito dallo stesso sacramento dell’Ordine. Perciò, in quanto elemento istituzionale della Chiesa, non può esistere se non nella Chiesa, sì che i singoli membri del Magistero si servano della propria autorità e dei sacri poteri soltanto per edificare il proprio gregge nella verità e nella santità […]
 
2. La teologia, anche quando non è esercitata in forza di una peculiare missione canonica, non può esplicarsi se non in viva comunione con la fede della Chiesa.
 
Un carattere particolare assume la differenza fra il Magistero e la teologia se si considera la libertà loro propria[…]:
 
1. Il Magistero, per sua natura ed istituzione, è evidentemente libero nell’esercizio del proprio compito. Questa libertà comporta una grande responsabilità.[…]
 
2. Alla libertà del Magistero corrisponde, a suo modo, la libertà dei teologi derivante da una vera responsabilità scientifica. Libertà non illimitata, giacché – oltre ai suoi doveri verso la verità – vale anche per essa che «nell’esercizio di tutte le libertà si deve osservare il principio morale della responsabilità personale e sociale»
[…]
 
*** Testo delle tesi circa il mutuo rapporto fra Magistero ecclesiastico e teologia, approvate «in forma specifica» dalla Commissione Teologica Internazionale. Fonte: vatican.va
 
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