Sulla continuità della preghiera come colloquio con Dio
Non bisogna mai aver paura di “pregare troppo”, ma semmai sempre “troppo poco”, onde evitare di trovarsi d’improvviso chissà in quale contesto esistenziale a dire a se stessi: “Sarebbe bastata una preghiera!”. La Valtorta ci racconta di come una volta Anna di Fanuele – la “profetessa” vedova che viene evocata nel Vangelo di Luca (2,36-38) come ottantaquattrenne nel tempio – un giorno chiese alla giovanissima Maria, alla cui educazione era stata preposta, se ella non si stancasse mai di pregare. La piccola Maria le disse che se fosse dipeso dalla “preghiera” in quanto tale, ciò poteva accadere: ella, però, si trovava “a colloquio” con Dio, era in comunione con lui viva e intensa quando pregava, per cui non interrompeva mai questa spirituale condizione, che la preghiera stessa generava in lei.
Noi che non siamo come la Madonna, “pieni di grazia”, non dobbiamo tuttavia perdere l’occasione di imitarla nella volontà di essere anche noi a colloquio con Dio, nell’intimità della preghiera continua. E la Madonna stessa interverrà in noi e per noi, aggiungendo ciò che non osiamo domandare o correggendo ciò che diciamo a Dio in modo imperfetto. Abbiamo l’occasione, ogni momento del giorno, di “possedere” Dio nella comunione spirituale con lui, prefigurando i beni eterni e trascendendo le misere e illusorie cose di questo mondo. Se ci impegniamo, la Madonna moltiplicherà gli effetti salutari del nostro piccolo sforzo e ci colmerà di pace. Amen
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