“E fu trasfigurato davanti a loro” (Mt 17,2) – Il verbo greco metamorphoó
Letteralmente, il testo di Matteo dice che Gesù “ebbe una metamorfosi”, ossia una “trasformazione” di se stesso davanti ai suoi Apostoli. Il termine “trasfigurazione”, è più teologico che non letterale. In greco il vocabolo è “metamorphóō”, ossia “cambiare forma”.
Applicato a Gesù, come si legge nei Sinottici, ciò implica un mutamento “formale” di Gesù nel suo aspetto estrinseco e nelle sue sembianze, non tuttavia così imponente da non permettere a Pietro di riconoscerlo ancora e di parlargli (la Maddalena, vedendo la prima volta Gesù risorto, non lo riconobbe).
Questo termine, nel nuovo Testamento, è usato anche da san Paolo, ma in contesti distinti e non riferiti a Gesù, bensì alla “metamorfosi” di quanti lo seguono (2Cor 3,18: E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine), o alla trasformazione morale (Rm 12,2 “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente”).
Come si vede, il termine usato per narrare la “trasfigurazione” di Gesù, non è un termine esclusivo relativo alla singolarità di questo evento. Esso indica una “trasformazione” di Gesù dinanzi alla sensibilità umana, finalizzata tuttavia alla generazione, a sua volta, di una “trasformazione” di coloro che ne sono testimoni, in questo caso i tre Apostoli, uno dei quali, Pietro, da vecchio ricorderà in una sua lettera questo evento (2 Pt 1,16).
Amen
Come si vede, il termine usato per narrare la “trasfigurazione” di Gesù, non è un termine esclusivo relativo alla singolarità di questo evento. Esso indica una “trasformazione” di Gesù dinanzi alla sensibilità umana, finalizzata tuttavia alla generazione, a sua volta, di una “trasformazione” di coloro che ne sono testimoni, in questo caso i tre Apostoli, uno dei quali, Pietro, da vecchio ricorderà in una sua lettera questo evento (2 Pt 1,16).
Amen
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