P. Grelot sul rapporto fra Antico e Nuovo Testamento in Gesù Cristo:
“[…] Per la sua situazione nel giudaismo, di cui ha pienamente assunto strutture, cultura, lingua e anche quella forma d’esperienza spirituale che Legge, Profeti e Salmi avevano determinato, Gesù dunque appartiene pienamente all’Antico Testamento. Analizzando nel loro complesso e retrospettivamente la storia dell’Antico Testamento, le sue istituzioni, le sue Scritture, possiamo dire in tuta verità che esse sfociano in lui perché egli ne ha liberamente assunto tutti i valori. Ma come il bocciolo si apre nel fiore quando il suo tempo è arrivato, così Gesù ha aperto l’AT a un avvenire le cui promesse profetiche contenevano un abbozzo suggestivo, certo, ma anche limitato. Vivendo personalmente davanti a Dio, in quanto Figlio, nella pienezza dello Spirito (Mc 1,10-11 e par.; Lc 4,18-21; At 10,38), e questo fin dalla sua concezione e dalla sua nascita (Mt 1,20; Lc 1,35), Gesù ha inaugurato il modo di vita che caratterizza la nuova alleanza. Durante la sua vita, il rapporto che i suoi discepoli annodarono con lui manifestò concretamente ciò che sarebbe stato questo modo di vita, allo stesso tempo interiore e vissuta comunitariamente: …
… Se egli è il Figlio, attraverso il quale Dio ci ha parlato in questi giorni che sono gli ultimi (Eb 2,2), perché non sarebbe stato segretamente presente in ogni parola che Dio un tempo rivolse ai nostri padri per mezzo dei profeti (1,1)? […]”
(GRELOT P. , Rapporto fra Antico e Nuovo Testamento in Gesù Cristo, in LATOURELLE R. – O’COLLINS G., (a cura di), Problemi e prospettive di Teologia fondamentale, Queriniana, Brescia 1980, p. 247)
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