Anche nella terra promessa, oltre che nel regno dei cieli, entra chi diventa come un fanciullo
Nel testo del Deuteronomio un versetto esalta in modo indiretto ciò che Gesù nei Vangeli esplicitamente afferma come fondamentale per entrare nel regno dei Cieli, ossia il diventare come bambini. Questo versetto è il numero 39 del capitolo 1, dove si dice: “I vostri figli, che oggi non conoscono né il bene né il male, essi vi entreranno; a loro lo darò ed essi lo possiederanno”. Il contesto storico è quello dell’ira divina dinanzi alla tracotanza del suo popolo nell’eseguire i suoi comandi rispetto all’ingresso nella terra promessa. Prima l’invio “perlustrativo” di dodici uomini – che evidentemente testimonia un non fidarsi di Dio, poi l’accusa che in quella terra abitino popoli di “giganti”, e quindi la mormorazione contro quella stessa terra. Di qui la sentenza di Dio che nessuno di quegli uomini del suo popolo vedrà quella terra, se non Caleb e Giosuè: lo stesso Mosè è stato punito in tal senso, a motivo del suo popolo. E oltre a questi due, saranno anche quei “santi” bambini, quelli che “non conoscono il bene e il male”, i destinatari della terra. La similitudine con le parole di Gesù circa il “diventare come bambini”, è imponente. In Cielo va chi “non conosce il bene e il male” nel senso dell’affidarsi totalmente a Dio, più che non dal punto di vista intellettivo e storico. La conoscenza del male è infatti entrata nel mondo con il peccato, ed è impossibile che l’uomo non conosca il male. Vi è però la possibilità di rendere totalmente innocua questa conoscenza, quasi come se essa non ci fosse: essa sta nell’affidamento “come i bambini” alla volontà genitoriale, nel nostro caso alla genitura di Dio stesso. Molte cose, in quel testo importantissimo anche per noi cristiani che è il Deuteronomio, emergono mediante una lettura intensa e contemplativa del testo. Amen
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