Due distinti episodi di guarigione, a partire dai quali, secondo Matteo e Giovanni, i farisei e gli scribi iniziarono a decidere la morte di Gesù

How did Jesus heal the man with the withered hand? – Summer Setting

Due distinti episodi di guarigione, a partire dai quali, secondo Matteo e Giovanni, i farisei e gli scribi iniziarono a decidere la morte di Gesù

Se a livello globale della narrazione evangelica i momenti nei quali si parla dell’iniziativa dei nemici di Gesù di farlo morire sono distinti e variegati, ve ne sono due – a loro volta distinti, sia per chi li racconta, sia per la loro oggettiva natura – che hanno tuttavia un elemento comune, ossia essere l’elemento primigenio che scatena negli avversari di Gesù l’istinto omicida nei suoi riguardi. Questi due momenti sono accomunati dalla forma estrinseca del loro compimento: sono cioè entrambi (sebbene distinti) delle” attualità di miracolo”, ossia due miracoli compiuti da Gesù, ambedue aventi luogo in giorno di sabato. Nel Vangelo di Giovanni, questo momento si registra al capitolo 5, quando viene narrata la guarigione – da parte di Gesù – di un infermo da 38 anni presso la piscina di Betzatà (cf. Gv 5,1-18). Questa guarigione, narrata con molta dovizia di dettagli dall’Evangelista Giovanni, urta la sensibilità dei Giudei, sia in quanto tale, sia perché operata in giorno di sabato. Dice quindi Giovanni in modo eloquente: “Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato”. Come sappiamo dal medesimo racconto, poi, il fatto che Gesù in questo conteso chiami Dio come “suo Padre” aggrava ed infonde ulteriormente lo spirito giustizialista dei Giudei. Nel Vangelo di Giovanni, tuttavia, è questo il primo momento in senso assoluto nel quale viene menzionata la decisione di uccidere Gesù. Nel Vangelo di Matteo, invece, quest’ultima viene evocata, in prima istanza, a seguito di un altro miracolo, compiuto da Gesù ancora in giorno di sabato: è la guarigione dell’uomo dalla mano inaridita, narrata da Matteo al capitolo 12, vv. 9-14. Sebbene vi siano stati anche qui, come nel racconto giovanneo, ampi preamboli di natura dialettica fra Gesù e i suoi accusatori circa la legittimità del miracolo da lui compiuto, anche qui, come in Giovanni, l’esito è il medesimo nella coscienza dei suoi accusatori. Dice infatti Matteo: “I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo”. Prima di giungere a questo momento della sua narrazione, Matteo non aveva mai raggiunto – nonostante il già esplicitato astio giudaico verso Gesù – una così chiara decisione di eliminazione di lui. Tenendo anche conto di quello che sarà più avanti – tornando ancora al Vangelo di Giovanni – ciò che formalizzerà (nel senso che dipenderà dalla volontà del Sinedrio) – la decisione di uccidere Gesù, ossia la risurrezione di Lazzaro da lui compiuta, possiamo sin qui sintetizzare la scelta di uccidere Gesù come eziologicamente causata, in prima istanza, dalla sua potenza sulla natura, sulla vita e sulla morte, ossia la sua capacità di compiere guarigioni inspiegabili che, suscitando clamore e meraviglia nel popolo, depistavano l’ordine abituale dell’insegnamento giudaico, oltretutto creando un disorientamento teologico rispetto all’osservanza del sabato. E tuttavia, a noi che leggiamo i Vangeli con tanta distanza di tempo, Gesù ribadisce il concetto che “il Figlio dell’uomo è signore del sabato” (Mt 12,8). Amen

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