Il fatto, che molti sostengono con argomenti vari, di Marco come primo (assoluto) Evangelista, lascia tuttavia alcuni dubbi, tutti da verificare. Uno di questi è il fatto che il primo – stando a questa soluzione – a scrivere il Vangelo “di” Gesù sia stato uno non appartenente ai Dodici. Questo già di suo lascia un po’ di disagio, di tipo “autoritativo”. Il secondo è la possibilità che il primo a raccontare in un Vangelo la vita e l’insegnamento di Gesù, eviti totalmente di parlare della sua nascita e della sua infanzia, così decisive nella conoscenza di Gesù come Dio-uomo. Tra l’altro – secondo alcuni studiosi – il capitolo 16 di Marco originale terminerebbe senza alcun racconto della risurrezione di Gesù, aggiunta soltanto dopo da alcuni redattori. E ancora, stupisce che la prima composizione del Vangelo non sia destinata – come lo è il Vangelo di Marco – agli Ebrei, immediati, almeno di diritto, destinatari della testimonianza evangelica: cosa che invece accade in Matteo. L’ìpotesi di un Vangelo pre-canonico, scritto in aramaico, dallo stesso Matteo, come fonte iniziale dei successivi Vangeli, ci viene da supporre che possa essere, ancora, più che sussistente. Matteo, il più “ebreo” degli Evangelisti, non era affatto sprovveduto sia da un punto di vista della testimonianza che della stessa capacità di scrittura, abituato già nella sua attività storica ad un dato genere di riportazioni, e quel “Seguimi” di Gesù a lui, può dirsi un invito non solo teologico, ma anche testuale. Amen
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