Nelle parole sintetiche ed eloquentissime che la Madonna dice a quei servi di Cana, prima del compimento del miracolo, ossia: “Fate quello che Egli vi dirà” (Gv 2,5), è contenuta una sintesi teologica che trascende il solo aspetto del “fare” – nel senso dell’agire in opere – e che interpella anche lo spirito (cioè “pensare” secondo ciò che Dio ispira) e lo stesso linguaggio (“dire” ciò che Dio vuole che si dica). In un certo senso vengono a mente, come collocabili nella medesima linea di senso, le parole di Balaam a Balak: “Non devo forse dire solo ciò che il Signore mi mette sulla bocca?” (Nm 23,12).
La stessa obbedienza a Dio, in Cristo, si pone in questa medesima latitudine di senso: obbedire è infatti rendere servizio ad un determinato ascolto, dare la priorità partecipativa ad una esplicita emittenza, quella di Dio, piuttosto che a qualsiasi altra, come a suo modo anche Pietro ci insegna: “Se sia giusto obbedire agli uomini, piuttosto che a Dio, giudicatelo voi stessi” (cf. At 4,19).
A suo modo, con quel suo breve intervento di natura parenetica (cioè esortativa all’obbedienza), la Madonna a Cana esplicita la forma di cosa significhi “essere di Gesù”: obbedirgli ascoltandolo, agendo, parlando e, prima ancora, pensando, secondo la luce salvifica del suo consiglio. Amen
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