“Egli, passando in mezzo a loro, se ne andò” (Lc 4,30): Gesù non va per un’altra strada, come i Magi, ma passa in mezzo ai suoi nemici

“Egli, passando in mezzo a loro, se ne andò” (Lc 4,30): Gesù non va per un’altra strada, come i Magi, ma passa in mezzo ai suoi nemici

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Siamo poco abituati a meditare questa espressione che conclude l’esperienza di Gesù nella sua città, Nazaret, con il discorso avvenuto nella sinagoga locale e la cacciata di lui da parte dei suoi stessi concittadini. Ciò che testimonia quanto poco meditiamo su questa espressione, è il linguaggio in essa utilizzato, che è testimonianza intrinseca di un miracolo. Se l’Evangelista Matteo dice che i Magi – compreso il pericolo di passare di nuovo per Gerusalemme – “tornarono per un’altra strada”, Luca invece evidenzia come, nonostante il pericolo, Gesù non passa “per un’altra strada”, ma “passa in mezzo a loro” (cioè a quanti lo inseguono per fargli del male) e se ne va. Come può avvenire questo, umanamente? La ricostruzione scenica impone al lettore l’idea di una potenza divina che ivi Gesù esercita in sua difesa, “passando in mezzo” al pericolo senza subire danno. Luca non si dilunga molto nel far capire la motivazione di tanto astio da parte dei nazaretani verso Gesù; in fondo, il racconto di come Gesù abbia stuzzicato la loro coscienza, mediante l’evocazione della vedova di Sarepta (aiutata da Elia) e di Naaman il Siro (guarito da Eliseo) – ossia di due stranieri – non giustifica tanto ribrezzo verso Gesù, dal momento che questi ha evocato come antitesi dei due stranieri appena menzionati l’intero Israele (“c’erano tante vedove in Israele al tempo di Elia…”), e non la sola Nazaret, quasi che Gesù stesse mirando a svergognare i suoi concittadini (guadagnando così la loro repulsione). E soltanto pochi versetti prima, lo stesso Luca ha evidenziato come in quella sinagoga di Nazaret “tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca“ (4,22). L’astio dei nazaretani per Gesù è dunque trascendente il puro avvenimento sinagogale, sebbene dia lo spunto per questo attentato alla sua persona: “Lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio” (4,29).
Ad ogni modo, quale che sia la ragione – o il contesto che supera una singola ragione – a motivo della quale Gesù subì una simile aggressione, rimane l’oggettività della sua difesa senza offesa, “passando in mezzo a loro”. Come si può passare in mezzo a degli aggressori, da solo, rimanendo illeso? Dio lo può. Gesù nella sua potenza divina opera questo miracolo sulla sua persona, al fine di poter continuare la sua missione fino al tempo stabilito. E tuttavia è significativo un dato: Gesù poteva al contempo – come fecero i Magi – cambiare strada, in qualsiasi modo, fosse pure quella linguistica, nel senso di cambiare argomento o tematica e risultare così meno ostile ai suoi concittadini. No. Gesù prosegue senza indugio nel suo “passare in mezzo a loro”, senza paura dell’esito di questo suo passaggio. Non fugge, né si spaventa, ma passa in mezzo con la potenza di Dio.
Questa scelta di Gesù può insegnare molte cose anche a noi. Siamo infatti esortati a non farci spaventare dalle accuse, dalla violenza e dalle minacce, ma a sapere – se il caso lo richiede – “passare in mezzo” a tutto ciò mediante la fede in Dio. Andare per un’altra strada, infatti, può inizialmente apparire più sicuro, ma in certi casi anche più vigliacco e meno meritevole agli occhi di Dio. Possiamo quindi provare, con l’aiuto di Dio, a “passare in mezzo” a quanti ci odiano e ci perseguitano, e andare via da loro in tal modo, sapendo che comunque sia Dio è con noi. Amen

Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam

 

Pubblicato da lacasadimiriam

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