“Girammo intorno al monte Seir per lungo tempo” (Dt 2,1) – Il settentrione come simbolo dell’uscita da noi stessi
Quando non si cambia, si rimane avvolti attorno a se stessi, alle proprie convinzioni, senza trovare una soluzione. L’Io non è mai la soluzione. Piuttosto è sempre l’Io-con-Dio a poter dare una luce al percorso dell’esistenza, affinché non si rimanga come questo popolo, lo stesso popolo di Dio, annodato su se stesso, che gira e rigira attorno a un monte, senza luce né direzione, dopo tante sconfitte e amarezze ricevute. Se non interviene Dio stesso – e interviene quanto più gli si obbedisce e lo si invoca – si rimane legati, per chissà quanto tempo, attorno a se stessi. Non ci sono rimedi, e si finisce quasi quasi per abituarsi a questa condizione di anima legata, sino a ritenerla come “naturale”. Ma Dio non ci ha creati perché fossimo legati a noi stessi, ma affinché prendessimo la via celeste, la via santa, quella che in questo testo deuteronomico è detta “la via del settentrione”, cioè la via della Terra Promessa, la via del Cielo. E infatti Dio interviene, compassionevole e buono, con questo popolo che tanta disobbedienza gli ha dato: “Avete girato abbastanza intorno a questa montagna; volgetevi verso settentrione” (Dt 2,2). Dobbiamo quindi anche noi “volgerci”, rinunciare a uno sguardo fisso su noi stessi e su ciò che apparentemene ci dà sicurezza, pur essendo un male. La voce di Dio prima o poi si fa sentire anche in noi, con delle indicazioni di verità e di luce: andiamo verso settentrione, come simbolo dell’uscita da noi stessi, dove la volontà di Dio si manifesta propizia e salvifica anche per noi. Amen
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