“Un’altra volta sera, un altro po’ più vicini a te” – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 9 gennaio 2024

“Un’altra volta sera, un altro po’ più vicini a te” – Meditazione serale alla Casa di Miriam del 9 gennaio 2024:

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona

La sera è in se stessa immagine evocativa di molti pensieri e di possibili metafore. Lo stanco e sfiduciato Giobbe, ad esempio, a un certo momento della sua vita la esperisce in un’ottica “esistenziale”, come evocativa di un rimpianto, di un tempo passato e più fecondo del presente, quando “brillava la luce di Dio sulla mia testa” (cf. Gb 29,3), mentre ora “si è dileguata come vento la mia grandezza e come nube è passata la mia felicità” (cf. Gb 30,15). Essa non è tuttavia solo espressione metaforica di un “passaggio” nel senso negativo (come di un’esistenza trascorsa che volge al termine), né verdetto di una trasformazione “in peggio” rispetto a un tempo precedente, nel quale il sole brillava e si viveva agiatamente. La sera è anche riflessiva transizione, preambolo rispetto a un qualcosa che, pur venendo dopo di lei, cioè la notte, è comunque destinato a passare a sua volta, lasciando inevitabilmente il posto ad esso. E in questo suo “essere per passare”, la sera evoca l’attimo in cui viviamo, quel momento che viene considerato “attualmente” ogni volta che, sul finire del giorno, essa si presenta a noi. Sappiamo che viene, sappiamo che passa, e noi con lei. In un certo senso, quell’ “e fu sera, e fu mattina” della Genesi, evoca in anticipo l’economia di quell’uomo storico – cioè ognuno di noi oggi – che ancora era solo nel pensiero di Dio. E tuttavia, se siamo capaci di rendere feconda questa “transitorietà” nella quale, per ontologia, siamo posti tutti noi, possiamo intravedere la luce del sole, molto più potente del buio presente, che si prospetta per noi. Se infatti siamo venuti dal pensiero divino, sappiamo anche che a quello stesso pensiero siamo chiamati a ritornare. E questo ritorno – che quotidianamente il “ritorno” della sera ci evoca – è una luce potente nella nostra coscienza, poiché è nell’idea del ritorno a Dio che la nostra vita trae senso e fecondità. Siamo in cammino, inesorabilmente, verso Dio. Quel rammarico di Giobbe rispetto al tempo passato, in noi non può sussistere, avendo ricevuto la rivelazione di Gesù Cristo. La vita della terra è un passaggio, e in questo passare simboleggia la transitorietà del nostro essere qui, rispetto all’eternità di Colui che per amore ci crea e, nell’amore, ci attende. Il tempo, con le sue fasi e cadenze quotidiane, ci aiuta a ricordarci come “ieri muore, ma oggi vive” ogni cosa di noi: siamo infatti nell’oggi eterno di Dio, dove ciò che ci ha lasciato ieri, non ha nessun potere su ciò che oggi vive, e in Cristo vive per sempre, nell’oggi santo di Dio. Amen.

(Testi di F.G. Silletta)

*** Edizioni Cattoliche La Casa di Miriam
Piazza del Monastero, 3 – Torino
Tel. 3405892741
www.lacasadimiriam.altervista.org

 

Pubblicato da lacasadimiriam

La Casa di Miriam è un centro editoriale cattolico ed un cenacolo di preghiera operativo 24h