Santa Giovanna Francesca de Chantal
Una giovane vedova, vestita mestamente, incontra per caso un Vescovo, molto conosciuto per la profondità della propria predicazione. Pur trovandola al suo cospetto con indosso abiti umili e decorosi, quel Vescovo le domanda se per caso abbia in mente delle seconde nozze. Con sicurezza, la donna risponde di non avere questa intenzione, sentendosi amorevolmente rivolgere questa esortazione: “Allora conviene ammainare le insegne”.
In questi termini ha verosimilmente avuto luogo la prima conversazione, rivelatasi poi fortunosa per entrambi e profondamente fruttuosa per la cristianità successiva, fra la santa Giovanna Francesca de Chantal ed il Vescovo ginevrino san Francesco di Sales, occorsa in quel di Digione nel 1604.
Giovanna Francesca Frémyot de Chantal nacque a Digione, in Borgogna, da Benigno Frémyot, presidente del parlamento della Borgogna, il 23 gennaio 1572. A solo un anno di vita, perse la madre e crebbe unicamente sotto la tutela paterna, adeguandosi alla disciplina ed all’insegnamento morale di suo padre. Il 29 dicembre 1592, ventenne, sposò il barone di Chantal, Cristoforo II. Per la particolare premura e l’instancabile ossequio ricevuti dalla sua giovane sposa, peraltro riveriti dalla donna anche ai figli e persino all’esterno della famiglia, il barone le attribuì l’appellativo di “dama perfetta”. Da questo nobile matrimonio nacquero 6 figli, due dei quali, tuttavia, deceduti appena dopo la nascita. Giovanna si dedicò con particolare zelo al servizio dei poveri, coinvolgendo anche il marito verso questa disposizione. Di natura affabile e premurosa, Giovanna depose la propria statura nobiliare al servizio degli ultimi, destinando loro non soltanto denaro, ma l’interezza della propria persona, sino a sacrificare completamente se stessa. Durante la carestia che gravò sulla Borgogna tra il 1600 e il 1601, per esempio, mise a disposizione la propria dimora, facendo costruire un forno per garantire sempre del pane a servizio dei bisognosi. La sua stessa residenza divenne un “ospedale” per i malati, presso il quale trovarono ricovero in particolar modo madri e bimbi in difficoltà. Un evento improvviso, tuttavia, volse inaspettatamente verso nuovi lidi l’orientamento esistenziale di Giovanna.
(La tomba di Santa Giovanna Francesca de Chantal)
Durante una battuta di caccia, infatti, il marito Cristoforo morì, lasciando la moglie giovane ventinovenne e quattro figli piccoli da allevare. Per quanto in questa fase della propria esistenza Giovanna cominciasse a sentire una forte propensione verso la vita religiosa, per amore dei suoi piccoli figli mise da parte questa vocazione dedicandosi esclusivamente alla loro cura ed alla loro formazione. La perdita del marito fu in questa prospettiva un evento catastrofico per il sostentamento filiale, al punto che, affinché i figli potessero beneficiare dell’eredità di famiglia, Giovanna fu costretta ad accasarsi presso il suocero, il barone di Chantal, presso la dimora del quale dovette accettare le dolorose angherie di una serva-padrona ivi residente. In questo periodo una serie di amarezze segnarono la vita della giovane Giovanna, anche da un punto di vista religioso. Da tempo, infatti, la donna avvertiva una progressiva incomprensione della propria esistenza da parte della sua guida spirituale, decidendo così di abbandonare la sua direzione. La via della speranza, tuttavia, non tardò ad aprire una nuova ed inaspettata prospettiva nel suo cuore. Volendo infatti ascoltare un suggerimento paterno, il 5 marzo del 1604 Giovanna accettò di recarsi a Ginevra per ascoltare il quaresimale del Vescovo locale, il santo Francesco di Sales. Affascinata dalla predicazione del Vescovo e illuminata dal suo afflato pastorale, Giovanna instaurò con lui un intenso cammino di fede, lasciandosi guidare nei sentieri più oscuri della propria esistenza, soprattutto attraverso la metodologia più efficace e conosciuta di san Francesco di Sales, ossia quella dell’epistolario. Proprio alla luce dell’insegnamento del Vescovo ginevrino, convinta della necessità di spogliarsi di ogni proprio bene, non soltanto esteriore ma “intrinseco alla propria esistenza”, Giovanna firmò un documento nel quale rinunciò a tutti i propri beni, che destinò ai suoi figli. Assieme a san Francesco di Sales, presso Charlotte di Brechard, fondò la Congregazione delle monache Visitandine, che nel 1618 divenne un Ordine Religioso a tutti gli effetti. Un’ulteriore sfida esistenziale segnò tuttavia nuovamente il suo cammino di fede. Giovanna, infatti, esperì il tremendo dolore per la perdita successiva di altri tre figli, rimanendo viva, dei sei, soltanto la figlia Francesca. Ormai interamente dedita ad assecondare il disegno divino su di sè, Giovanna fece un anno di noviziato nella casa della Galleria di Annecy, dimora del Vescovo ginevrino e sede dell’ordine delle Visitandine. Dopo questo intenso periodo, Giovanna prese i voti e divenne successivamente superiora del monastero da lei fondato a Parigi (1618-1622). Un altro dolore ancora, per la donna, fu la forzata e dolorosa necessità di interrompere la sua relazione spirituale con Francesco di Sales: il Vescovo, infatti, morì santamente il 28 dicembre 1622. A partire da questa data e per 19 lunghi anni Giovanna assunse le redini dell’ordine, diffondendone la fama con la costruzione di oltre ottanta monasteri. Giovanna morì il 13 dicembre del 1641, presso il monastero di Moulins. Papa Clemente XIII la proclamò santa il 16 luglio del 1767. Oggi la cara “suor Francesca” riposa ad Annecy, accanto a san Francesco di Sales, nella Basilica Visitazione.
Fonte: Francesco Gastone Silletta – La Casa di Miriam Torino