Analogia fidei (analogia della fede): cosa vuol dire? Leggiamo in uno studio pubblicato alcuni anni fa la sua spiegazione ***
[…] Questa espressione è presente, in origine, nella Lettera ai Romani dell’Apostolo Paolo (“Chi ha il dono della profezia, lo eserciti secondo la misura della fede”, Rm 12,6), ove il termine greco “analoghia” viene impiegato nel senso di “misura”, o “proporzione”. Nella tradizione cattolica questa espressione ha assunto carattere tecnico ad indicare l’adeguatezza e l’armoniosa proporzione tra le verità della fede, che non possono entrare in conflitto fra loro. Il Catechismo della Chiesa Cattolica la esplicita nel modo seguente: “Per ‘analogia della fede’ intendiamo la coesione delle verità della fede tra loro e nella totalità del progetto della Rivelazione” (CCC 114). Tale analogia guida nell’interpretazione dell’Antico Testamento alla luce del Nuovo, nella comprensione organica e unitaria di tutto il Magistero, nell’elaborazione della teologia alla luce della tradizione. Essa è fondamentale per una retta comprensione dello “sviluppo del dogma”, che non va inteso come un mutamento del contenuto di verità, ma come un approfondimento coerente della comprensione della medesima verità rivelata nell’evolversi delle culture.
La teologia dei riformatori, specie con Karl Barth (1886-1968) ha fatto uso dell’espressione analogia fidei per indicare nella divina rivelazione l’unica fonte della conoscenza di Dio, contrapponendola all’analogia entis, intesa come fondamento della via percorsa dalla ragione naturale per una conoscenza non rivelata di Dio che, nella visione luterana, è negata ‘sic et simpliciter’. […]
*** F. BELLELLI, Cristocentrismo e storia. L’uso dell’analogia nella cristologia di H. U. Von Balthasar, in Divus Thomas, 111/1, Gennaio-Aprile 2008, pp. 21-31, qui pp. 36-37).
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